Il Corriere della Sera – 13 Giugno 2009

Sono le 18.31 quando Gianfranco Fini strappa: «Considero annullata la manifestazione» per «l’ ingiustificato ritardo del presidente della Giamahiria libica». Applausi ripetuti, persino qualche «bravo!». E tutti smobilitano dalla Sala della Lupa. Via Fini, via le telecamere, i deputati, gli addetti ai lavori, i giornalisti e anche il carrello del tè, che da due ore attendono l’ arrivo di Gheddafi. Nell’ ufficio di Fini, aspetta Massimo D’ Alema, l’ organizzatore con la sua Italianieuropei dell’ happening di Montecitorio. Dopo l’ annuncio, lui non affronta i giornalisti ma detta una dichiarazione: «Non posso che condividere». Che l’ attesa si annunci lunga si capisce quasi subito. Si sussegue il ritornello: «Non è ancora partito da Villa Pamphili», «sta partendo», «è tutto pronto», ma si capisce chiaramente che nessuno sa nulla e i commessi si tolgono i guanti della divisa delle grandi occasioni. In sala sono schierati in prima fila Beppe Pisanu e Lamberto Dini, Andrea Manzella e Matteo Colaninno, Enzo Carra, Vincenzo Visco, Alberto Michelini. C’ è il giudice Rosario Priore. Alessandro Ruben, il presidente dell’ Antidefamation league che Berlusconi ha voluto in Parlamento, attende Gheddafi insieme al capo degli ebrei libici Shalom Tesciuba che ha una lettera per il Colonnello che oggi non può incontrare a causa dello shabbat. Deputati vanno e vengono, nessuno sembra essere in contatto con la tenda, D’ Alema ha appena annunciato che «sembra che Gheddafi stia arrivando», il predecessore di Fini Pier Ferdinando Casini consiglia indirettamente «di chiudere, dopo due ore di ritardo, le porte al Colonnello, se rimanesse un minimo di dignità e di decoro delle istituzioni». E quando alla fine proprio il presidente della Camera entra nella sala, ha difficoltà a farsi ascoltare perché nessuno guarda verso il leggio ma tutti verso la porta convinti che finalmente Gheddafi sia in arrivo. Picchietta sul microfono, Fini e tutto di un fiato annuncia: «Devo limitarmi ad una comunicazione, la prevista manifestazione con il colonnello Gheddafi organizzata per le 17 non ha avuto luogo fino a questo momento per il ritardo del Presidente della Giamahiria libica. Ritardo che al presidente della Camera non è stato giustificato ed è la ragione per la quale, assumendomene la responsabilità e nel pieno rispetto di quello che credo che sia il ruolo che il Parlamento ha in una democrazia, considero annullata la manifestazione». Il brusio in sala diventa applauso. Mentre la sala si svuota lo staff di Fini fa sapere che la decisione del presidente della Camera è stata presa in solitudine e per «difendere il popolo italiano». Ma poi, ad evitare un incidente diplomatico alla fine della visita del leader libico, Fini chiama subito Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi, nonché il ministro degli Esteri Franco Frattini che da Santa Margherita Ligure ha appena stigmatizzato quanti hanno criticato in questi giorni Gheddafi. Con un certo ulteriore ritardo, quasi alle nove di sera, l’ ambasciata libica si assume la responsabilità dell’ incidente: una cattiva formulazione del programma degli impegni di Gheddafi che ha mancato l’ incontro con Fini perché «doveva fare la preghiera al-Assr (del pomeriggio) del venerdì, che ha coinciso con l’ orario degli incontri».

Gianna Fregonara