Già da alcuni giorni la Farnesina si è attivata, di fronte all’aggravarsi della crisi in Libia, per tutelare i connazionali che si trovavano nelle zone più a riscio. Sono oltre cento gli italiani che hanno manifestato l’intenzione di lasciare il Paese, sempre meno sicuro e che sono già stati rimpatriati.
Ieri a lasciare la Libia era stato il personale legato all’ambasciata statunitense, che ha fatto i bagagli dirigendosi verso la Tunisia con convogli via terra.
Le stesse modalità sono state attuate dal governo italiano, che ha disposto anche l’utilizzo di alcuni velivoli, uno dei quali è partito questa mattina, diretto verso Pisa.
Negli ultimi quindici giorni sono almeno 79 le persone che sono rimaste uccise negli scontri in corso per il controllo dell’aeroporto di Tripoli, conteso tra milizie rivali. Oltre 400, secondo il ministero della Salute libico, i feriti.
Negli scontri è rimasto ucciso anche un gruppo di 23 egiziani, che si trovavano nella loro casa a Tripoli. Oggi il Cairo ha chiesto ai cittadini di lasciare la Libia o quantomeno di allontanarsi da Bengasi e dalla capitale, verso zone più sicure.
Un convoglio dell’ambasciata britannica, che nelle ultime settimane ha ridotto la sua presenza nel Paese, è finito oggi sotto l’attacco di alcuni uomini armati. Nessun membro del corpo diplomatico è rimasto ferito.