E’pieno interesse europeo e italiano in particolare che Fayez Sarraj continui il dialogo iniziato ieri al Cairo con il generale Khalifa Haftar. I consiglieri di Sarraj, primo ministro del Governo di accordo nazionale basato a Tripoli e sostenuto dalle Nazioni Unite, ribadivano ieri sera che l’incontro era stato «un successo». «Seguiranno nuovi colloqui. Haftar, oggi ministro della Difesa del governo di Tobruk, dovrebbe diventare il comandante in capo del prossimo esercito unificato», specificavano. Speriamo sia così. Per il bene della Libia e dell’intera regione. La costituzione di un’autorità centrale capace di smantellare le centinaia di milizie, le forze della guerriglia legate alle tribù locali, oltre che impedire la crescita di Isis e delle bande criminali in controllo del traffico dei migranti, costituisce l’unica formula per garantire il futuro del Paese.
Ma le difficoltà non mancano. Sarraj resta un leader debole, privo di forze militari, incapace di controllare la stessa capitale. Al contrario, Haftar si dimostra il vero uomo forte. Le sue truppe nelle prossime settimane lanceranno l’offensiva. Dopo le intese Occorre mettere a punto una volta per tutte un piano comune di pacificazione finale per liberare Bengasi dai gruppi jihadisti, alcuni dei quali connessi a filo doppio con le milizie di Misurata. Inoltre negli ultimi tempi ha stretto alleanza con le milizie di Zintan e altre filoghaddafiane. Haftar si percepisce come un vincente, ma manca di legittimità politica internazionale. Sarraj gliela garantisce, potrebbero essere però i suoi alleati a rivelarsi contrari, prima di tutti quelle stesse milizie di Misurata che hanno battuto con l’aiuto americano gli uomini di Isis a Sirte. A «oliare» le intese tra i due possono contribuire però Mosca e Parigi, sempre più alleate di Haftar. Anche per questo motivo occorre che la comunità internazionale coordini una volte per tutte un piano comune per pacificare la Libia.