Si profila, dopo il colloquio Conte-Trump, una divisione dei compiti più netta tra Stati Uniti e Italia per la stabilizzazione della Libia. Mentre Washington rafforzerà il suo dispositivo antiterrorismo con attacchi mirati con droni contro le milizie filo Isis, al nostro Paese verrebbe lasciata la leadership politico- diplomatica (e la conseguente partnership economica strategica) per la ricostruzione istituzionale del Paese secondo le linee guida fissate dal Piano Onu. Una leadership che metterebbe nell’angolo tutti i tentativi francesi di flirtare eccessivamente (così come stanno facendo anche i russi) con l’uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar, calando dall’alto soluzioni come quelle emerse dall’ultima conferenza di Parigi per le nuove elezioni il 10 dicembre. Ma dopo la raffica di visite di rappresentanti del Governo italiano a Tripoli e Misurata il presidente francese, Emmanuel Macron, qualche giorno fa, ha inviato a Tripoli dal presidente Fayez Al Serraj il suo ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Dorian, per offrire supporto all’opera di stabilizzazione. Gli americani, tuttavia, preferirebbero che il dialogo tra Est e Ovest prosegua sotto il controllo italiano per evitare pericolose fughe in avanti che coinvolgerebbero anche un ruolo troppo attivo di Mosca nel Mediterraneo. Una divisione dei compiti che potrebbe trovare una sorta di coordinamento formale in una nuova “cabina di regia” che lo stesso Conte ha proposto di realizzare al presidente americano che potrebbe nascere nella prossima conferenza sulla Libia a Roma. L’altro aspetto della leadership politico-diplomatica italiana riguarda il rafforzamento dei rapporti economici. Mentre si stanno studiando tempi e modi per riattivare l’accordo Berlusconi-Gheddafi del 2008 ieri è volato a Tripoli l’ad di Eni, Claudio Descalzi per incontrare, insieme al nostro ambasciatore Giuseppe Perrone, il capo del Consiglio di Presidenza del Governo libico di unità nazionale, al Serraj. Il colloquio è servito per fare il punto sui progetti esistenti e su quelli per aumentare la capacità estrattiva libica e rafforzare il ruolo di Eni nel Paese. Descalzi ha ricordato le attività di Eni anche alla luce del recente start-up del progetto di Bahr Essalam Fase 2, che completa lo sviluppo del più grande giacimento a gas nell’offshore libico. Eni è attualmente il principale fornitore di gas per il mercato locale, raddoppiato negli ultimi quattro anni, con 20 milioni di metri cubi al giorno. Eni è oggi il maggiore produttore internazionale di idrocarburi in Libia in giacimenti concentrati in Tripolitania, dove attualmente produce oltre 320 mila barili al giorno di olio equivalente. Nel corso del colloquio si è anche discusso delle future attività esplorative e degli investimenti che consolideranno ulteriormente il rapporto tra Eni e Libia, che risale al 1959. Proseguono nel frattempo i progetti sociali e di sostenibilità di Eni in Libia relativi alla sanità e all’accesso all’acqua potabile, per valore complessivo di 25 milioni di dollari. La visita di Descalzi è servita anche per rinsaldare il vincolo di amicizia con Tripoli proprio mentre la Total francese cerca il sostegno di Haftar per i campi situati ad Est.
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