L’ambasciatore in Libia Giuseppe Perrone «rimane In Italia per motivi di sicurezza». È questa la spiegazione fornita ieri in Parlamento dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Ma al di là della versione ufficiale, la rottura fra i due è ormai evidente e a questo punto sembra davvero difficile che Il diplomatico possa tornare a Tripoli. Anche tenendo conto che lo stesso titolare della Farnesina ribadisce che «la nostra ambasciata in Libia è aperta e operativa».
Nei giorni scorsi – mentre erano in corso gli scontri tra le varie milizie per la conquista della capitale – Perrone era a Roma perché, dicevano alla Farnesina «81 ritorno dalle vacanze estive è rimasto bloccato per la chiusura dell’aeroporto». Giustificazione risibile visto che avrebbe potuto utilizzare un aereo militare e la conferma si è avuta qualche giorno fa, quando Moavero è andato a incontrare il generale Haftar e Perrone non faceva parte della delegazione. Ma, soprattutto, non ha fatto ritorno a Tripoli Ora il ministro afferma: «A seguito di un’intervista in lingua araba, che l’ambasciatore ha deciso autonomamente di rilasciare, ci sono stati malintesi seguiti da manifestazioni di piazza. Dunque è stato trattenuto dalla Farnesina per motivi di sicurezza». Il riferimento è alle dichiarazioni rilasciate da Perrone a una tv locale ad agosto «sull’ impossibilità di far svolgere elezioni in Libia entro dicembre». Una posizione che aveva fatto Infuriare Haftar subito dopo il generale aveva detto al giornale libico on line Al- Marsad che «l’Italia deve cambiare radicalmente la sua politica estera nei confronti della Libia” e attaccare Perrone: «Le sue affermazioni sono una chiara provocazione al popolo libico e una palese interferenza negli! affari interni».
Era il 12 agosto. Un mese dopo Moavero prende pubblicamente le distanze da Perrone parlando di iniziativa «autonoma» e sancisce la resa del conti.