Come riporta The Libya Observer, i lealisti dell’ex dittatore libico Muammar Gheddafi hanno rilasciato una dichiarazione, attraverso Al-Jamahiriya TV, accusando “l’uomo forte della Cirenaica”, Khalifa Haftar, e le sue forze di essere legati all’agenda straniera da cui ricevono soldi ed ordini.

La dichiarazione colpisce il ruolo nell’attuale conflitto di Haftar, sottolineando che i veri comandanti dovrebbero combattere sul campo di battaglia e non osservare i combattimenti dalle loro case lussuose a migliaia di chilometri dalle zone calde della guerra sottoscrivendo accordi politici e commerciali con paesi stranieri a spese della morte del popolo.

I pro-gheddafiani rispondono al portavoce di Haftar, Ahmed Al-Mismari, che aveva affermato la ritirata del proprio esercito di qualche chilometro a sud della frontiera di Tripoli per consentire alla gente di trascorrere in pace i giorni del Ramadan e le celebrazioni dell’Eid Al-Fitr, sebbene dalle autorità di Tripoli questa notizia sia stata salutata come un segno eloquente del fallimento degli uomini haftariani.

Zintan e Mizda contro Haftar

Anche le due città di Zintan e Mizda, secondo il Middle East Monitor, hanno annunciato ieri il loro sostegno al Governo di Accordo Nazionale (GNA), mentre l’esercito libico continuava l’avanzata verso la città di Al-Asaba, per liberarla dagli uomini del feldmaresciallo, dopo i risultati positivi ottenuti a Badr e Tiji.

Il Consiglio nazionale per anziani e notabili libici della città di Zintan ha annunciato che la loro città non sarà un paradiso ed una dimora per assassini e criminali di guerra. Inoltre, viene rifiutata qualsiasi altra rivoluzione oltre a quella di febbraio nel 2011 che ha rovesciato Gheddafi, e da qui la volontà di non essere governati da altri regimi militari.

Nello stesso contesto, la città di Mizdan, a sud-ovest della capitale, ha annunciato il proprio sostegno al governo guidato da Al-Serraj. Il Consiglio locale dichiara di sostenere l’unico governo riconosciuto, anche a livello internazionale, nella lotta per “estirpare questa pianta malvagia (Haftar) dalla pura terra libica”, e di “essere contrari a coloro che cercano di distruggere tutte le aspirazioni e i sogni di un popolo libero, sovrano e indipendente”.

Scene guerra a Zintan

A questo va aggiunto che qualche giorno fa l’esercito del GNA era riuscito ad espellere le milizie di Haftar dalla base aerea strategica di Al-Watiya, nella regione occidentale: la seconda perdita importantissima nella stessa area, dopo la caduta della città di Gharyan.

Negli ultimi mesi Haftar sembra avere perso forza sia politica che militare a causa di scelte sbagliate ma anche grazie all’intervento turco a sostegno di Al-Serraj. A fine aprile aveva annunciato di avere accettato il mandato del popolo per governare tutto il Paese, ma tale annuncio era stato accolto con sorpresa sia dai propri alleati, in particolar modo da Francia e Russia, sia dalle autorità locali che governano le regioni orientali e che si erano visti sottrarre la legittimità del loro potere.

 

 

 
Mario Savina, analista geopolitico, si occupa di flussi migratori e dell’area euro-mediterranea. Ha conseguito la laurea in Lingue e letterature straniere all’Università di Bologna, la laurea magistrale in Sviluppo e Cooperazione internazionale a La Sapienza, dove ha ottenuto anche un Master II in Geopolitica e Sicurezza globale. Attualmente, oltre ad essere redattore del periodico Italiani di Libia, collabora con il centro Studi Roma 3000 e con il webmagazine Affarinternazionali.it.