Le recenti conquiste da parte del Governo di accordo nazionale (Gna), l’unico riconosciuto dalle Nazioni Unite (Onu), hanno spostato gli equilibri di potere sul territorio e innescato nuove realtà diplomatiche. Non solo le forze fedeli a Fayez al-Serraj hanno liberato completamente la capitale Tripoli dall’assedio che ormai durava da oltre un anno, ma ora puntano a mettere sotto controllo tutta l’area occidentale, a partire dalla conquista di Sirte.
Questa situazione offre delle opportunità alla comunità internazionale per spingere verso una soluzione al conflitto libico: in primis, una maggiore pressione politica su Haftar affinché accetti la riapertura del piano di pace di Berlino, sostenuto dall’Onu, che potrebbe essere, secondo alcuni osservatori, l’unico vero modo per porre fine a questa guerra civile che si protrae da troppo tempo.
La dichiarazione del Cairo
L’iniziativa egiziana, che si è conclusa sabato 6 giugno con la dichiarazione del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, sembrerebbe un’azione fine a se stessa. In primo luogo, si tratta di un’iniziativa unilaterale che non ha visto la partecipazione di nessun componente del Gna. In secondo luogo, si potrebbe affermare che sia un modo per bloccare lo slancio militare di Tripoli e le continue perdite del feldmaresciallo. Infine, non viene definito cosa possa succedere qualora il “programma politico” suggerito da al-Sisi non venisse accettato da al-Serraj.
Le potenze internazionali hanno espresso il loro supporto e hanno accolto positivamente le richieste fatte dall’Egitto. L’Ambasciata americana in Libia ha accolto con favore “gli sforzi egiziani e di altri paesi per sostenere un ritorno ai negoziati politici nel paese nordafricano”. Alla stessa maniera il ministro degli esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha espresso il sostegno di Parigi alla ripresa del progetto politico. Supporto al Cairo ed Haftar è arrivato anche dagli alleati come Russia, Arabia Saudita, Giordania e Bahrain.
Colloquio tra Erdogan e Trump
Come riporta Reuters, il presidente turco, Tayyip Erdogan, ha discusso del conflitto libico con il presidente statunitense, Donald Trump, dichiarando di trovarsi d’accordo su alcune questioni relativi agli sviluppi della guerra. Erdogan ha dichiarato che il colloquio avuto con Trump potrebbe essere l’inizio di una “nuova era” nelle relazioni tra i due paesi. Il presidente turco ha anche sottolineato come il Gna, da lui supportato, continuerà la battaglia fino alla conquista di Sirte e Jufra, in una regione strategica per ragioni legati al petrolio.
Secondo il ministro degli interni libico, Fathi Bashaga, Sirte ha un valore simbolico per il Gna perché le sue milizie hanno svolto un ruolo importantissimo durante l’operazione che ha scacciato gli islamisti di Daesh nel 2016.
Gruppo armato sequestra giacimento petrolifero
Intanto, la Libyan National Oil Corporation (Noc), ha dichiarato che il giacimento petrolifero di El-Sharara è stato sequestrato da un gruppo di uomini armati. Non è chiaro ancora a quale fronte tale gruppo appartenga, ma le milizie Tuareg e Toubou controllano i territori adiacenti all’impianto. Il giacimento di El-Sharara era sotto il controllo di Haftar dal febbraio 2019 e solo pochi giorni fa aveva ripreso le sue attività con non poche difficoltà tecniche.
Mario Savina, analista ricercatore, si occupa di Nord Africa e flussi migratori. Sapienza Università di Roma, AIRL Onlus – Italiani di Libia, OSMED – Osservatorio sul Mediterraneo (Istituto “S.Pio V”)