Le Nazioni Unite (Onu) hanno espresso orrore per la scoperta di otto fosse comuni in Libia, principalmente nella città di Tarhuna, a sud di Tripoli, in un’area recentemente riconquistata dal Governo di accordo nazionale (Gna) ai danni dell’esercito fedele a Khalifa Haftar.
La missione dell’Onu in Libia (Unsmil) ha affermato di aver raccolto con favore la decisione del Gna , l’unico riconosciuto a livello internazionale, di avviare un’indagine sulla questione. Nessuna stima sul numero di cadaveri è stata resa nota, ma secondo fonti ufficiali una delle fosse ritrovate conteneva almeno 15 morti.
L’Unsmil ha dichiarato in una nota rilasciata che “osserva con orrore i rapporti sulla scoperta di almeno otto fosse comuni nei giorni scorsi, la maggior parte delle quali nei pressi di Tarhuna; il diritto internazionale richiede che le autorità conducano indagini rapide, efficaci e trasparenti su tutti i presunti casi di decessi illegali”.
Altri corpi erano stati ritrovati nell’ospedale di Tarhuna (circa 106) e, sempre secondo il Gna, almeno 27 persone sono state uccise da mine antiuomo e IED lasciati dalle forze in fuga del feldmaresciallo Haftar durante il loro ritiro dall’area della capitale libica.
Stati Uniti: “Condividiamo orrore”
Anche gli Stati Uniti attraverso la propria ambasciata in Libia hanno condiviso “l’orrore dell’Unsmil sostenendo gli sforzi immediati delle autorità libiche e degli organismi internazionali per indagare su questi intollerabili abusi e consegnare gli autori alla giustizia”. Qualche giorno fa il presidente americano, Donald Trump, dopo un colloquio telefonico col presidente egiziano, Abdel Fatah al-Sisi, aveva aderito alla richieste di un cessate il fuoco in Libia dimostrandosi preoccupato per la possibilità che l’Egitto inviasse le proprie truppe militari nel paese vicino. L’amministrazione Trump è stata in gran parte disimpegnata nel conflitto libico, ma la mancanza di interesse sembrerebbe essere venuta meno quando il comando militare americano in Africa aveva avvertito che la Russia, alleata di Haftar, stava trasferendo propri aerei militari nel paese con l’obiettivo, forse, di stabilire una base aerea permanente.
E’ ampiamente riconosciuto che entrambe le parti in conflitto potrebbero aver commesso crimini di guerra durante il conflitto che dura ormai da più di un anno, ma la portata dei crimini attribuiti alle milizie fedeli ad Haftar ha il potenziale di mettere in imbarazzo i suoi principali sostenitori internazionali, come Francia, Egitto ed Emirati Arabi.
L’ambasciatore tedesco incontra Haftar
Intanto continuano i tentativi diplomatici per riaprire i colloqui di pace. Mercoledì scorso l’ambasciatore tedesco in Libia, Oliver Owcza, che ha incontrato l’uomo forte della Cirenaica a Al-Rajma nella Libia orientale, ha subito molte critiche da parte del Gna per la visibilità concessa al proprio rivale. La Germania vede i colloqui con Haftar come parte di un tentativo per rilanciare i colloqui iniziati a Berlino, ma dall’altro lato molti sostengono che il presupposto fondamentale per qualsiasi riapertura dei colloqui dovrebbe essere la rimozione dalla scena di Haftar e il conseguente sviluppo di una nuova leader politica nella parte orientale del paese nordafricano.
Mario Savina, analista ricercatore, si occupa di Nord Africa e flussi migratori. Sapienza Università di Roma, AIRL Onlus – Italiani di Libia, OSMED – Osservatorio sul Mediterraneo (Istituto “S.Pio V”)