Ieri 23 giugno si è svolto il secondo round della Conferenza di Berlino sulla Libia. Presenti oltre al Ministro degli Esteri tedesco Maas, promotore dell’iniziativa, e al Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres, anche esponenti dei Governi di Algeria, Cina, Repubblica Democratica del Congo (Presidente dell’Unione Africana), Egitto, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Russia, Svizzera, Tunisia, Turchia, Repubblica del Congo (presidente della Commissione ad alto livello dell’UA sulla Libia), Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Stati Uniti d’America, Nazioni Unite, Unione Africana, Unione Europea e Lega degli Stati Arabi. Ai colloqui hanno partecipato anche il primo ministro del Governi di unità nazionale (Gnu) di Tripoli, Abdulhamid Dbeibah, e il ministro degli Esteri libico Najla al-Mangoush.
Nelle conclusioni dei colloqui la volontà dei partecipanti è chiara: via le truppe e i mercenari stranieri dalla Libia. È questa la linea emersa da Berlino. Fondamentale per il paese nordafricano è decidere da sé il proprio futuro e arrivare alle elezioni del prossimo 24 dicembre con una rinnovata stabilità.
La situazione nell’ex colonia italiana è notevolmente migliorata dal 19 gennaio 2020, giorno del primo round dalla Conferenza di Berlino. Le ostilità sono sospese. L’accordo di cessate il fuoco raggiunto lo scorso 23 ottobre a Ginevra resiste ancora, nonostante momenti di tensione tra le due fazioni rivali, che ad oggi non hanno portato ad un riaccendersi degli scontri. Il dialogo politico inclusivo, promosso dalle Nazioni Unite, procede. Proprio grazie all’iniziativa dell’Onu si è arrivato alla nascita di un’autorità esecutiva provvisoria, il Gnu, che è stato riconosciuto anche dalla Camera dei Rappresentanti.
Tuttavia, è necessario fare di più per affrontare e risolvere le cause alla base del conflitto, consolidare la sovranità libica, ripristinare la pace e migliorare le condizioni di vita del popolo libico. Secondo le conclusioni del vertice, “occorre garantire un’allocazione trasparente ed equa delle risorse sul territorio nazionale. Le violazioni e gli abusi dei diritti umani, nonché le violazioni del diritto internazionale umanitario, devono essere affrontate e deve iniziare un processo di riconciliazione nazionale inclusiva, globale e basata sui diritti e di giustizia di transizione”.
Secondo Guterres, sono a rischio le elezioni di dicembre se non verranno adottate misure stringenti volte alla salvaguardia del processo politico. Dello stesso avviso anche l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, che ha sottolineato l’importanza dell’organizzazione delle elezioni e la piena attuazione dell’accordo di cessate il fuoco. Il Segretario di stato statunitense, Anthony Blinken, ha evidenziato la necessaria partenza dei mercenari stranieri presenti sul suolo libico affinché si possa raggiungere la completa stabilizzazione politica del paese.
Il documento finale recita: “Tutte le forze straniere e i mercenari devono essere ritirati dalla Libia senza indugio e il settore della sicurezza deve essere riformato e messo chiaramente sotto un’autorità e un controllo civili e unificati”. Resta da capire quanto e quando Turchia e Russia (e i loro alleati) si adopereranno in tal senso.