La morte di Franco Venturini addolora tutto il mondo del giornalismo e chi per tutti questi anni – 36 sono stati quelli passati all’interno della redazione del Corriere della Sera – lo ha letto e seguito.
Paolo Fallai, nel suo articolo di addio sul Corriere, ricorda la straordinaria capacità con cui il giornalista veneto raccontava uno dei fronti più complessi del mondo giornalistico: gli Esteri. “Appena arrivato al Corriere nel 1986 era diventato corrispondente da Mosca dove aveva seguito la stagione di Gorbaciov. Dall’Italia ci ha raccontato e aiutato a capire la caduta del Muro di Berlino e la nascita di una nuova Europa. Era un galantuomo, principe dei commentatori, ma con uno stile d’altri tempi”, scrive Fallai.
Diversi sono stati gli editoriali che Venturini, morto a Roma all’età di 75 anni, ha dedicato nel corso della sua lunga carriera alla Libia. Il 21 Luglio 2020 – a cinquant’anni dai decreti di confisca emanati da Gheddafi nei confronti della comunità italiana – Venturini aveva partecipato al Convegno che l’AIRL aveva organizzato insieme all’European Council on Foreign Relations (Ecfr) e alla Fondazione Corriere della Sera, intitolato “1970-2020 Gli Italiani di Libia e il futuro del Paese”. Proprio in quell’occasione, il giornalista sottolineava le difficoltà della diplomazia italiana sul dossier libico rispetto agli altri attori internazionali, e di come fosse necessario un maggior sostegno di tutta l’Unione europea per risolvere la crisi libica.