Se ai tempi del leader Gheddafi i barconi erano usati come uno strumento di pressione sui Paesi europei, dopo la fine del suo regime la situazione pare essere rimasta invariata, mentre sono cambiati i protagonisti. In questi anni si è dato un prezzo ad ogni barcone partito dalle coste nordafricane, e poco importava che raggiungesse la terra ferma o sprofondasse nel Mediterraneo. Il prezzo delle vite umane trasportate è stato per anni – e lo è ancora oggi – lo stipendio di trafficanti che avevano interesse nel far sì che le imbarcazioni utilizzate per la traversata prendessero il largo.

Le vite dei migranti, che arrivano in Libia principalmente dalla regione subsahariana, si inseriscono in un quadro domestico – quello libico – dilaniato da una instabilità politica ultradecennale e da un conflitto locale che vede protagoniste decine di milizie che hanno l’unico obiettivo di tutelare i propri interessi: uomini, donne e bambini, torturati, violentati, uccisi, anche in quei centri di detenzione considerati governativi e sostenuti dall’Europa. Ma la Libia non è solo traffico di essere umani. E’ anche traffico di armi, contrabbando di petrolio e di sostanze stupefacenti. “Il traffico di droga ha ricevuto scarsa attenzione, anche se è stato accertato che la tratta dei migranti, che è l’obiettivo principale del coinvolgimento europeo in Libia, fa parte di una più ampia economica sommersa che coinvolge vari tipi di attività criminali”, così si legge in un’accusa lanciata dall’Osservatorio antidroga dell’Unione Europea e riportata nelle pagine del libro. E alla domanda su come la droga raggiunga le città europee, l’autore ci spiega come sia fondamentale “l’entrata in scena della rete di trafficanti di petrolio, che coinvolge nella logistica esponenti dei clan siciliani, banditi maltesi e i pezzi grossi della ‘ndrangheta”.

Libyagate è il nome dato alla complicata rete di interessi che domina la regione mediterranea e all’inchiesta firmata da Nello Scavo (Avvenire) e Lorenzo Bagnoli (IrpiMedia): “un lavoro che ci ha condotto in vari Paesi, ricostruendo le trame del Libyagate”. Verità che, se pur scomode, meritano di essere raccontate.