Articolo pubblicato su Italiani di Libia 2 – 2023

Premessa

I due autori stanno pubblicando una completa storia della posta in Libia dall’antichità al periodo ottomano; sinora è uscito il primo volume, che arriva al 1911, ed è in lavorazione il secondo, che comprende il periodo 1911-1919. Pubblichiamo qui le pagine, leggermente riadattate, riguardanti la posta ottomana in Libia.

Inquadramento storico

All’inizio degli anni Trenta dell’Ottocento il declino economico della Tripolitania, a causa soprattutto della presenza marittima statunitense che impediva la guerra da corsa, era ormai evidente. Sul trono sedeva il potente pascià Yusuf bin Ali Caramanli, ma la situazione vide la rivolta dei suoi tre figli e nel 1832 egli abdicò in favore del figlio Ali II, che non riuscì però ad evitare una guerra civile. Colse l’opportunità il sultano ottomano Mahmud II, che nel 1835 inviò truppe per ristabilire l’ordine; esiliò Ali e riportò la Tripolitania (denominazione della regione all’epoca, comprendente anche la Cirenaica) sotto l’effettivo dominio ottomano, organizzandolo in vilayet (regione amministrativa) con un proprio Governatore: 1.033.000 km2 con circa 1 milione di abitanti. Nel 1879, allo scopo di controllare meglio la potente confraternita religiosa della Senussia, che di fatto governava la Cirenaica, l’Impero istituì il vilayet autonomo della Cirenaica con a capo un Mutasserif (governatore) e 260.000 abitanti. Alla fine dell’Ottocento Tripoli era ormai una buona piazza commerciale, abitata da circa 6.900 ebrei, 4.500 europei, 3.600 arabi e turchi e da una guarnigione di 15.000 militari. Vi risiedevano i consoli di Austria-Ungheria, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Italia, Olanda, Spagna. Vi erano agenzie delle compagnie di navigazione Florio e Rubattino, Navigazione Generale Italiana, Compagnie générale transatlantique (Francia), Mahsoussé (Turchia); chiese, scuole, alberghi, ospedali; professionisti, commercianti, negozianti. I principali scambi commerciali avvenivano con il Levante in generale, Malta, Tunisi, Livorno, Genova, Marsiglia, Londra, Trieste e Costantinopoli. Bengasi era una città (con i sobborghi, nel 1890) di 17.000 abitanti, di cui 15.330 arabi per lo più nomadi, 380 turchi, 850 ebrei, 190 cattolici (per la maggior parte italiani), 185 turchi cretesi e 65 greci. Vi risiedevano i consoli di Austria-Ungheria, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Italia, Olanda, Spagna. In città, il cui clima era comunque malsano anche per la sporcizia, vi erano manifatture, attività commerciali, assicurazioni, ospedale; negli anni Ottanta era stata arricchita con strade carrozzabili, un buon imbarcadero ed altre costruzioni. Il buon porto naturale non era molto frequentabile per le sabbie che si erano accumulate; vi era qualche attività d’esportazione di prodotti alimentari, lane, pelli, bestiame verso Malta e l’Egitto; importazioni dalla Gran Bretagna, Trieste, Francia, Canea, Malta. Toccavano la città le linee delle compagnie di navigazione italiane e Q. F. Gollcher & Sons di Malta (irregolarmente); Mahsoussé (Turchia); Pau et Cie (Malta, irregolarmente).

Le origini della posta organizzata

L’impero ottomano aveva istituito un proprio servizio postale nel 1841, incentrato su Costantinopoli e su rotte terrestri; si era modernizzato nel 1863, con l’emissione dei primi francobolli; l’Impero era stato uno dei paesi fondatori dell’Unione Generale delle Poste. Tripoli era collegata con Costantinopoli con linee regolari di vapori, ottomani o di altre compagnie (Fig.1). Non si ha notizia precisa dell’istituzione del servizio interno in Tripolitania, che si può datare agli anni Sessanta. Corrieri governativi muniti di borse di cuoio compivano periodicamente visite a città e villaggi secondo un percorso prefissato; dapprima trasportando solo il corriere ufficiale – ovvero le comunicazioni con i funzionari locali – poi anche lettere personali della cerchia del governatore, infine corrispondenza universale. Si trattava di persone di fiducia, che svolgevano il servizio a piedi oppure a cavallo (specialmente per i percorsi litoranei) e soprattutto con mehari, i dromedari da corsa: animali di notevole robustezza e resistenza, erano i più adatti per le piste verso l’interno.  I corrieri viaggiavano con fogli d’accompagnamento, vidimati ad ogni consegna (Fig.2 e 3). Questa rete di corrieri si ampliò nel tempo e venne assegnata in appalto (tabella 1 e 2 )(Fig.4). Pur svolti con qualche regolarità, non si trattava di servizi molto affidabili, specialmente nei percorsi verso l’interno: non esistevano vere strade carrozzabili né particolari opere d’arte, ma solo le tradizionali piste carovaniere. Molti utenti preferivano utilizzare servizi privati, nonostante le forti multe previste per la violazione alla privativa postale.

 

Fig. 1                        Fig.2  

Fig.3                                      Fig.4

 

 

Tabella 1. Linee postali della Tripolitania ,c.1900

Tripoli-Misurata

Verso est; linea settimanale con corrieri a cavallo. Partenza giovedì, ritorno martedì. Anche con prolungamento a Sirte, nel mezzo della grande Sirte; in questo caso il percorso completo di andata e ritorno era di 22 giorni.

Tripoli-Homs, 20 ore

Homs-Zliten, 5 ore

Zliten-Misurata, 6 ore

Tripoli-Yefren

Verso la gefara; ogni giovedì con corrieri a piedi. Ritorno ogni giovedì.

Tripoli-Garian, 20 ore

Garian-Yefren, 11 ore

Tripoli-Zuara

Verso ovest; ogni lunedì con corrieri a cavallo. Il ritorno arrivava a Tripoli il sabato; percorso completo di andata e ritorno in quattro giorni.

Tripoli-Zanzur 3 ore (con tappe intermedie)

Zanzur-Zavia 5 ore (idem)

Zavia-Agelat 6 ore (idem)

Agelat-Zuara 6 ore (idem)

Tripoli-Murzuk

Verso il Fezzan; ogni lunedì con corrieri a piedi, cavallo, mehari. Il ritorno arrivava a Tripoli il giovedì; il percorso di andata e ritorno durava otto settimane. Anche con prolungamento a Ghat.

Tripoli-Tarhuna 12 ore

Tripoli-Orfella 21 ore

Orfella-Socna 87 ore

Socna-Murzuk 115 ore

Yefren-Ghadames

Servizio svolto da meharisti di Sinauen (oasi a metà percorso) in cinque giorni, via Fessato, Nalut, Sinauen. Il percorso completo di andata e ritorno da Tripoli a Ghadames si compiva in quattro settimane. Servizio svolto anche da corrieri a piedi.

Linee di navigazione

Di varie compagnie: Navigazione Generale Italiana, Banco di Roma, Deutsche Levant Line, Esterann Line, Papaianni Line, Amburgh America Line, Compagnia reale olandese di navigazione, Mahsoussé e altre collegavano più o meno regolarmente Tripoli con Bengasi, la Tunisia, l’Egitto e Costantinopoli, dove veniva concentrato tutto il resto della corrispondenza per l’estero.

 

Tabella 2. Linee postali della Cirenaica, c. 1900

 

Bengasi-Agedabia

Verso ovest. Ogni giovedì; il ritorno arrivava a Bengasi il lunedì.

Bengasi-Merg

Verso est. Ogni lunedì con corrieri a cavallo; ritorno in arrivo a Bengasi il giovedì. Tappe intermedie a Tocra, Tolmetta.(Fig.5)

Merg-centri dell’area

Servizi di corrieri verso Sira, Slonta, Ghegab, Cirene, Apollonia, Hania.

Ghegab-Derna

Servizio settimanale, in coincidenza con Bengasi-Merg. Tra le tappe intermedie, Gubba.

Derna-Tobruk-Marsa Bardia

Derna-Giarabub

Verso sud. Ogni mercoledì, dal 1910, con l’istituzione di un centro amministrativo a Giarabub.

Agedabia-Gialo

Verso sud. Servizio settimanale a mehari.

 

Fig.5 

Corriere verso Ghadames

Testimonianza di Edmond Bernet, svizzero, che nella primavera del 1911 effettuò un viaggio a Ghadames.

“Non vediamo l’ora di arrivare all’oasi tanto desiderata [Ghadames]quando vediamo un berbero con un fucile a tracolla e una saccoccia in bandoliera. È il corriere postale che unisce Ghadames al mondo dei vivi. Mi domanda se ho una lettera da dargli o una commissione da affidargli. Alla mia risposta negativa, riprende il cammino con il suo passo elastico e infaticabile. La resistenza dei Berberi è strabiliante. Quest’uomo non aveva paura di marciare da solo nel deserto per quattro giorni, cioè più di 150 chilometri, senza incontrare anima viva. Non aveva con sé che un po’ di cibo; marciava quasi senza fermarsi, con solo qualche ora di riposo la notte. Avvolto nel suo burnus, questo capo d’abbigliamento indispensabile a tutti i viaggiatori nel Sahara, sistematosi in qualche anfrattuosità della roccia, si rimette in forze per la tappa seguente. È sempre lo stesso uomo che percorre il tragitto, per un compenso veramente minimo. Ma la natura dei Berberi è così: per lui, correre nel deserto non è un lavoro; in quest’azione lui ha la coscienza della sua indipendenza, egli preferisce questo lavoro libero, che a noi pare così terribile, a una servitù continua che la sua natura fiera e indomabile non potrebbe sopportare. Quando cammina egli gioisce della propria libertà: a lui serve lo spazio degli orizzonti infiniti.”

Gli uffici postali ed i loro bolli

Con l’attivazione di linee regolari di corrieri verso l’interno vennero istituiti uffici postali, nonché una Direzione postale-telegrafica a Tripoli, con competenza su tutta la Libia. La rete degli uffici postali era rada, perché l’amministrazione ottomana preferì concentrare le energie sulla rete telegrafica, più utile per un efficiente controllo della periferia e per comunicazioni rapide con il centro. Vi è una notevole carenza di documentazione: non si hanno notizie ufficiali sull’apertura, il funzionamento, i servizi svolti dagli uffici. Esiste una lista ufficiale dell’Unione postale universale che elenca 73 uffici, di cui alcuni erano semplici posti militari; alcune località non sono state identificate e comunque vi erano lezioni diverse nelle denominazioni, perché si trattava della versione turca di nomi arabi, traslitterati in francese. Altri uffici vennero aperti in epoca tarda. I primi bolli erano in negativo, con l’indicazione della località unicamente in lingua araba, senza data ma quasi sempre con l’indicazione dell’anno secondo il calendario islamico. I primi usi noti risalgono al 1868 (fig. 6).Nel 1880, l’Impero essendo ormai nell’Unione postale universale (l’organizzazione internazionale delle poste fondata nel 1875), apparvero bolli con banda centrale, data e la denominazione in arabo e francese, come richiesto appunto dalle convenzioni internazionali (fig. 7). Alcuni uffici di una certa importanza ebbero anche un doppio cerchio con il nome dell’ufficio in arabo e francese. Gli uffici principali di Tripoli (che si trovava sul’ lungomare dei Bastioni, cioè il lato a mare del Castello) e di Bengasi ebbero in dotazione anche altri bolli.

Fig.6        Fig.7  

 

Testimonianza di Edmond Bernet, svizzero, che nella primavera del 1911 effettuò un viaggio a Ghadames.

“Tutte le località di una certa importanza hanno un ufficio postale, il cui regolare servizio è assicurato da funzionari turchi. La posta arriva sino a Ghadames, mentre il telegrafo non giunge ancora a quell’oasi ma si ferma a Sinauen [l’oasi nel deserto prima di Ghadames]: l’ultimo tratto è ancora in costruzione. Niente è più curioso dell’interno di un ufficio postale in queste aree remote. Il direttore lavora instancabilmente e il telegrafo funziona senza sosta. Il ricevitore Morse è di modello antico. L’operatore del telegrafo non usa mai la stampa sul nastro; lo stilo dell’apparecchio colpisce un pezzo di latta. L’impiegato scrive direttamente il testo, ascoltando i colpi acuti e metallici. Ci vuole orecchio e pratica per usare il telegrafo in questo modo, ma gli operatori sembrano molto abili. ...  In mezzo ad un mucchio di rovine arrivo ad una specie di cupola dall’aspetto molto pittoresco. È l’ufficio postale e telegrafico di Sinauen. Il filo che si diparte ci unisce al mondo civilizzato. Il luogo è strano, lo si direbbe l’antro di un sapiente medievale, tanto l’arredamento della sala è originale.  Questa è molto piccola e a volta: su alcune colonne vi sono strane sculture, nella cupola segni e iscrizioni cabalistiche. Disegni rudimentali e di concezione primitiva rappresentano scene di animali: mi sembra di riconoscere gazzelle, cammelli che corrono, cavalli al galoppo. Il silenzio è interrotto solo dai colpi irregolari dello stiletto d’acciaio del telegrafo che batte contro una vecchia lattina, mentre il telegrafista trascrive il dispaccio. Al centro dell’ufficio vi è un tavolo. Stracarico di carte, mostra l’attività che vi si svolge; documenti sparsi in gran disordine riempiono tutti gli angoli.  Sul muro, una grande carta dell’Impero ottomano mostra le linee postali e telegrafiche. Il padrone di casa mi offre la sua sedia più bella, un servitore porta la tradizionale tazza di tè. Si può ben comprendere la gioia di questi funzionari quando arriva un forestiero: in questi angoli perduti, senz’alcuna distrazione, questi impiegati governativi patiscono un doloroso esilio.   Ghadames ha un ufficio postale diretto da un Turco. Due volte al mese il corriere va a Sinauen e Nalut. Il servizio funziona bene.   Le linee telegrafiche in Tripolitania sono costruite bene. In un paese colpito spesso da violente tempeste, le comunicazioni non sono quasi mai interrotte, grazie alla buona qualità dei pali usati.”

 

Bruno Crevato-Selvaggi e Piero Macrelli