ROMA

Il presidente francese Emmanuel Macron ha convocato una conferenza internazionale in stile Nazioni Unite sulla Libia, a Parigi, per il 29 maggio. Il tutto mentre l’Italia è nel bel mezzo del passaggio da un governo all’altro, ma soprattutto mentre la Libia non è assolutamente ancora pronta per quello che prova a chiedere Macron, ovvero una accelerazione politica verso le elezioni a Tripoli. «È come se Macron avesse voluto cogliere questo momento di assenza politica dell’Italia sui dossier libici», commentano alla Farnesina, «per lui sarà una bella photo opportunity, a noi creerà molto dispiacere, ma il vero problema è che sarà soltanto un’illusione di progresso diplomatico, non inciderà sulle cause reali dello stallo politico in Libia», continua una fonte molto autorevole della Farnesina.

Il piano di azione

Ma vediamo a che cosa pensa il presidente Macron: il 25 luglio dell’anno scorso aveva già invitato a Parigi il premier libico Fayez Serraj e il generale Khalifa Haftar. Adesso gli inviti sono stati allargati innanzitutto ad altri due rappresentanti istituzionali, il presidente della Camera dei Rappresentanti, Agila Saleh, e poi Khalid Al Mishri, presidente dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli, una sorta di “senato” libico. Ma già qui c’è il primo problema: Mishri è un Fratello musulmano, di recente è stato eletto al vertice del Consiglio di Stato, sostituendo un importante esponente di Misurata. Un Fratello musulmano (organizzazione considerata terroristica dall’Egitto e dal generale Haftar) sarebbe quindi sdoganato da questa conferenza. Per questo motivo i francesi hanno indirizzato l’invito «al presidente Mishri o a una delegazione da lui designata». Come se lo invitassero chiedendogli di non partecipare.

La reazione di Misurata

Il secondo problema è l’assenza di Misurata: il vice-premier Ahmed Maitig ha criticato la convocazione francese, dicendo che «Misurata è la città che ha combattuto Gheddafi e l’Isis, e non c’è traccia di noi nel vostro invito…». I francesi allora hanno proposto di convocare a Parigi anche rappresentanti delle città, fra cui potrebbe esserci anche Zintan.

L’organizzazione francese prevede la firma di un documento che è già stato presentato ai libici. L’altroieri poi, in extremis, Parigi ha convocato gli ambasciatori di Italia, Stati Uniti e Gran Bretagna per spiegare loro il significato della conferenza e presentare la bozza della dichiarazione finale. Nel testo distribuito a Tripoli c’è l’elenco degli invitati: oltre ai quattro leader libici ci sono l’inviato speciale dell’Organizzazione delle nazioni unite, Ghassam Salamè, la Lega Araba, l’Unione europea, i rappresentanti di Algeria, Ciad, Cina, Egitto, Germania, Italia, Marocco, Niger, Qatar, Russia, Sudan, Tunisia, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti, Emirati arabi uniti e Unione africana. Di fatto quindi un vertice internazionale messo in piedi al posto dell’Onu, scavalcando a piè pari l’Italia che negli ultimi anni era stata designata dai paesi europei come coordinatore di tutta l’attività diplomatica sulla Libia. Un’Italia che però ormai da settimane si avvita nella sua crisi politica interna.