La Libia ha chiesto l’aiuto dell’Italia per lo sminamento del suo territorio. Dopo la ritirata del generale Haftar da Tripoli, secondo fonti governative, ci sarebbero stati già 34 morti e 50 feriti per l’esplosione di mine. Fayez Serraj, presidente del governo di Tripoli, ha chiesto a Giuseppe Conte di aiutare i libici nell’operazione di sminamento.

L’Ambasciata italiana a Tripoli ufficializza l’operazione

Con un tweet in arabo e in inglese del 14 giugno scorso, la nostra rappresentanza diplomatica a Tripoli, ha ufficializzato l’operazione. Ad occuparsene saranno gli ingegneri militari libici con il sostegno del Centro per lo sminamento libico e della missione bilaterale italiana di assistenza e supporto in Libia.

Accordo tra Serraj e Conte

Come riporta Agenzia Nova la missione segue la conversazione telefonica tra i leader libico e italiano della scorsa settimana. Serraj aveva chiesto a Conte un appoggio per rilevare ed eliminare i residuati bellici lasciati dal generale Haftar nella zona di Tripoli. Il 9 giugno il capo del Consiglio presidenziale aveva rivelato l’accordo con un messaggio sul suo profilo Facebook.

L’Italia riacquista centralità

Al di là della veridicità sulle cifre dei morti e dei feriti, secondo Il Foglio,  questa operazione ha il vantaggio di ridare centralità all’Italia nel complesso quadro libico. “Tripoli è appena al di là del mare e conta moltissimo” si legge. “E’ il nostro dossier più importante e ne siamo stati estromessi – anzi ci siamo estromessi da soli”. La Turchia ha fatto il “lavoro sporco” ovvero la guerra e i mercenari. l’Italia fa bene, secondo Il Foglio, a fare quello “pulito” per “tornare a essere interlocutori che vanno ascoltati” in Libia.

Tweet Ambasciata d'Italia a Tripoli

Il tweet dell’Ambasciata d’Italia a Tripoli

Un miliardo nel 2020 per le missioni internazionali

Quello per lo sminamento di Tripoli non è l’unico stanziamento in Libia previsto dall’Italia. Il Fatto Quotidiano rivela una spesa superiore al miliardo di euro per le nostre missioni internazionali nel 2020.

Agli scenari di guerra che vedono già impegnati i militari italiani si aggiunge quello libico. Più di 21 milioni di euro saranno impiegati per combattere il traffico di armi e la tratta di esseri umani, attraverso la missione “Irini”.

Il petrolio e la cacciata degli italiani dalla Libia

Inoltre, si mirerà a contrastare l’esportazione illecita del petrolio dalla Libia, un argomento a cui l’Italia è sempre stata interessata. È noto ormai il tacito accordo che permise a Gheddafi l’espulsione di ventimila cittadini italiani nel 1970 senza che si muovesse un dito per impedirlo. Gli approvvigionamenti petroliferi contarono allora per il governo italiano più dei beni e della dignità dei propri connazionali.