PALERMO. Quelle immagini che raccontano violenze, torture e soprusi le ha viste per primo: gliele hanno consegnate alcuni dei migliaia di migranti che negli ultimi anni ha visitato a Lampedusa. E lui. il dottor Pietro Bartolo responsabile del poliambulatorio dell’isola al centro del Mediterraneo, protagonista del film di Rosi
“Fuocoammare” che nel 2016 vinse l’Orso d’oro di Berlino, i video li ha girati al cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, che a sua volta li ha fatti avere alla Santa Sede. Così le testimonianze degli
orrori in Libia sono giunte davanti agli occhi di Papa Francesco: “Chi fugge da quel Paese non fugge da un porto sicuro, come dice Salvini. Fugge da un porto di morte”.

Dottore, come ha avuto quelle immagini?

“Me le hanno date i migranti che ho curato. in diverse occasioni quando ho cercato di capire da dove originavano le tremende ferite rimediate”.

Cosa ha visto?

«Ustioni, scuoiamenti, torture con bastoni, decapitazioni. Sono scene inguardabili. Guardi, io ho assistito 300 mila migranti e probabilmente ho un ltro triste primato: sono il medico che ha dovuto compiere più ispezioni cadaveriche. Ma davvero non si può restare impassibili davanti a queste immagini. È proprio troppo”.

In quale occasione ha consegnato i file al cardinale Montenegro?

«In diverse occasioni. Il cardinale. d’altronde. aveva anche altro materiale simile. Con Montenegro, persona di straordinaria sensibilità. ho un grande rapporto. Lui è venuto più volte a Lampedusa e ha assistito agli sbarchi, ci siamo incontrati per un convegno in Sardegna poche settimane fa. Gli ho dato i video che erano nei cellulari dei migranti assieme ad altre foto che ho scattato in ospedale per documentare le condizioni fisiche di questi disperati: le ustioni da carburante. in particolare. sono terribili. Ho Visto persone sfigurate, irriconoscibili».

Sapeva che quelle testimonianze sarebbero state inviate in Vaticano?

“No. Sinceramente mi spiace un po’ che anche il Papa possa essere rimasto traumatizzato da immagini come quelle. Spero però che attraverso il Pontefice possa esserci maggiore sensibilità verso il dramma di questa gente – nigeriani, eritrei, somali – che diventa merche di scambio dei trafficanti libici”.

Il ministro Salvini sostiene che la Libia è un porto sicuro.

“Quello è un porto di morte. Mi creda, questi migranti scappano proprio dall’orrore dei centri di detenzione libici. dove I trafficanti gliene fanno di tutti i colori, accanendosi per punizione o per diletto in particolare sui neri, sui subsahariani . La Diciotti, prima di far rotta su Catania, è rimasta 4 giorni a Lampedusa, dove sono sbarcati 13 fra bambini e malati. Quando hanno saputo del rischio di un ritorno in Libia si sono messi a piangere, a supplicare anche me”.

Cosa ha pensato poi vedendo la nave bloccata a Catania?

“E’ stato disumano tenere a bordo tutti quei giorni i migranti provenienti da queste esperienze drammatiche. Avevo firmato una petizione al capo dello Stato e a Salvini per farli scendere dalla Diciotti”.

Non pochi sostengono la linea dura di Salvini. Pensa ci sia un clima di intolleranza nel Paese?
“Gli italiani non sono cattivi. sono cattivamente informati. Sono vittime di un bombardamento mediatico continuo di chi parla di questi migranti come di violenti. Malati, ladri di lavoro. C’è una campagna di odio basata sulla menzogna. È giusto lottare contro chi specula sull’accoglienza. non contro queste persone che fanno pure reddito. purtroppo in nero, e finiscono nelle mani della malavita. Parliamoci chiaro: i posti di lavoro li hanno fatti scomparire non gli extracomunitari ma i governi- anche quello precedente -che hanno vessato gli imprenditori facendo chiudere tante aziende».

Lampedusa, un anno dopo la mancata rielezione della sindaca Nicolini, rimane un modello?
“Guardi al di là dei suoi amministratori quest’isola rappresenta un popolo straordinario che ha sempre la porta aperta il nostro motto è scritto sul muro del molo Favaloro: proteggere le persone non i confini”.