“Dopo l’università e un master in Francia, nel 2004 mi sono trasferito a Tripoli e non me ne sono più andato perché il mio business finora è andato bene ma sto perdendo le speranze. Ora, per la prima volta, penso sarebbe meglio tornare in Europa. Ciò che ancora mi frena è la mancanza di prospettive, in Italia non saprei come mantenere la mia famiglia e in Francia non sarebbe comunque semplice. Dovrei ricominciare tutto da
capo”.Barricato in casa nella zona occidentale della città, solo parzialmente coinvolta negli scontri, un importatore italo-libico, che ci chiede di non rivelare il nome per ragioni di sicurezza, accetta di spiegare al Fatto ciò che sta accadendo. Pucon la linea telefonica che va e viene, rac-conta che “l’altra notte non abbiamo mai dormito per il rumore dei colpi di mortaio. Oggi la situazione sembra relativamente calma. La confusione però è tanta. Chi si occupa di affari crede sia in atto un tentativo di sabotare gli accordi della scorsa settimana tra la Banca centrale di Tripoli e quella di Bengasi. Grazie a questi possono essere riaperte le linee di credito e la valuta locale può essere stabilizzata: ma questa decisione è andata di traverso a qualcuno” .. Secondo il giovane importatore questo qualcuno è il generale Haftar che “ancora una volta sta facendo il doppio gioco, ha finto di accettare di trasferire i proventi del petrolio dalla Cirenaica alla Tripolitania per poi ricreare il caos e vanificare così l’accordo. Dietro di lui ci sono Al Sisi Putin ma anche Macron. Anche la Francia sta facendo il doppio gioco: da una parte dice di sostenere il governo Serra] riconosciuto da Onu e Unione europea, dall’altra regge bordone ad Haftar non solo sul petrolio ma anche per ingraziarsi AI Sisi allo scopo di dimostrargli che è più affidabile dell’Italia e tentare di strappare a11’Eni lo sfruttamento dei giacimenti di gas”. L’Eni oltre ad avere scoperto il giacimento di Zohr ne12015, allora considerato il più grande del Mediterraneo, ne avrebbe trovato uno ancora più vasto, ossia Noor.”E evidente che l’Egitto, e di conseguenza, la Francia, abbiano interesse a sostenere Haftar nel tentativo di prendere il potere in tutto il paese e tenere destabilizzata la Libia, Dopo la rivoluzione del 2011 sembrava che le cose potessero rimettersi a posto, ma dalla guerra civile del 2014 la situazione è andata degenerando. Sia in termini di se l’Vizi sia che di sicurezza. L’elettricità è razionata da anni, i rapimenti a scopo estorsivo sono una piaga, Poco tempo fa mi hanno fermato a un posto di blocco dei finti poliziotti. Dopo avermi interrogato, picchiato e puntato un kalashnikov alla tempia, anziché rapirmi, si sono accontentati di prender mi portafoglio e cellulari. Quando sono andato al comando di polizia mi hanno detto che avevo viola to la direttiva Onu che vieta gli sconfinamenti da un quartiere all’altro. Le milizie che sostengono Serraj sono entrate in conflitto per spartirsi la torta petrolifera. Ora Serraj pare stia tentando di fare un repulisti dei vari gruppi sempre meno fedeli, che non solo tengono sotto ricatto il governo ma hanno avvelenato la vita quotidiana della gente. Speriamo il suo piano non fallisca. Ma non è detto”.