Nuove accuse di Salvini al governo francese: i gendarmi fermano un treno e costringono a salire un migrante Il generale a sorpresa a Roma: chiede il ritorno di Perrone l’ambasciatore italiano che aveva attaccato pubblicamente

IL NEGOZIATO

ROMA Una visita tenuta segreta, ma non del tutto inaspettata: ieri sera, subito dopo la fine del vertice con Salvini e Di Maio, il premier Conte ha incontrato il generale libico Khalifa Haftar arrivato nella capitale al riparo dagli annunci ufficiali. Il leader cirenaico resta a Roma anche oggi e in agenda ha già un incontro con il titolare della Farnesina, Enzo Moavero Milanesi. L’obiettivo, manco a dirlo, è fissare gli ultimi dettagli della conferenza che si svolgerà a Palermo tra il 12 e il 13 novembre per discutere della stabilità della Libia: «Sosteneteci nella stabilizzazione del paese», ha chiesto il generale già nel vertice di ieri sera. E nell’ottica della stabilizzazione del paese, avrebbe fatto una richiesta precisa: che l’Italia mandi nuovamente in Libia l’ambasciatore Giuseppe Perrone, richiamato a Roma dopo che lo stesso generale aveva contestato alcune sue dichiarazioni alle televisioni locali, ma considerato uno degli autori del piano di stabilizzazione del paese. Una mossa che viene considerata particolarmente significativa, sia per il vertice di Palermo, sia per il ruolo italiano nel paese.

L’AMBASCIATORE

Venerdì, a palazzo Chigi era arrivato il leader dell’autorità tripolina al Serraj, sempre con gli stessi temi all’ordine del giorno. Ma i primi segnali di avvicinamento con Bengasi erano arrivate nelle stesse ore: il rappresentante dell’Onu Ghassam Salamè era arrivato nella capitale della Cirenaica per ribadire l’invito italiano e della comunità internazionale al vertice di Palermo. Dopo quell’incontro, anche il ministro Moavero Milanesi aveva accreditato che Haftar molto probabilmente avrebbe partecipato alla conferenza di Palermo, ma la visita tra ieri sera e oggi, evidentemente affrettata, sembra chiudere il cerchio.

Fondamentale per la mediazione è stato il ruolo della diplomazia russa. Sebbene Putin abbia chiamato personalmente Giuseppe Conte per annunciargli che non sarà presente a Palermo, la «vicinanza» che ha espresso al ruolo giocato dall’Italia non sarebbe un dato puramente formale. Proprio grazie a Mosca, Roma è riuscita a portare dalla sua parte prima il presidente egiziano al Sisi e quindi, se il risultato della riunione di queste ore sarà confermato, Haftar. L’apertura del generale al ritorno a Tripoli di Perrone, sarebbe il coronamento dell’operazione diplomatica, fortemente indebolita dall’assenza di una rappresentanza italiana permanente nell’area.

Incassata la presenza del generale, dovrebbe diventare più semplice anche coinvolgere rappresentanze di alto livello in particolare dagli Stati uniti e dalla Russia. Roma preme per avere il segretario di stato Mike Pompeo, ma Washington non ha ancora risposto. Da Mosca dovrebbe arrivare il primo ministro Dmitri Medvedev. Tra gli europei, finora, la partecipazione confermata più rilevante è quella della cancelliera tedesca Angela Merkel. Non è chiaro se Emmanuel Macron sarà della partita, anche perché le tensioni con la Francia in tema di immigrazione non accennano a fermarsi.

IL CASO MODANE

Due giorni fa, l’ennesimo incidente al confine: stavolta 1a gendarmeria francese ha usato un treno locale italiano per fare un rimpatrio, suscitando la ribellione dei dipendenti delle ferrovie locali italiane. A riferire l’episodio è La Stampa, che sulle pagine locali racconta di un uomo, forse del Mali, fatto salire dalla gendarmeria su un treno diretto a Torino alla stazione di Modane. I ferrovieri italiani hanno protestato con i francesi e accettato di far salire l’uomo sul treno solo dopo un’ora di trattative. Ma il segnale è quello già registrato da mesi: i francesi puntavano a mandare l’uomo in Italia senza neppure avvertire le autorità e dunque verificare se davvero provenisse dalla frontiera italiana. Ieri, Salvini ha commentato l’episodio con un tweet: «il personale di Trenitalia ha informato la polizia italiana: solo dopo insistenze, l’immigrato ha pagato il biglietto. Risu1tato: 47 minuti di ritardo. Parigi dovrebbe rimborsare i viaggiatori».