Il commissario creato da Roberto Costantini torna su un caso del 1990

Nell’Italia del 2018, anno primo del grande cambiamento o presunto tale, la memoria è un peso superfluo. Non serve più, perché solo il taglio delle radici, l’ignoranza di ciò che siamo o siamo stati, può consentire l’illusione di un nuovo inizio invece sempre più simile al passato recente, ai nostri vizi di sempre.Alla fine, ogni cerchio è destinato a chiudersi. L’ingegner Roberto Costantini, persona all’apparenza così equilibrata nei giudizi, non fosse per quella vena di pessimismo cosmico che condivide con il suo alter ego letterario, è riuscito a scrivere il suo romanzo più dichiaratamente politico, dopo anni trascorsi a comporre sotto le mentite spoglie del giallo, la biografia non autorizzata di una nazione.Da molto lontano (Marsilio), nuovo libro dell’autore, e salvo revival nostalgici ultima avventura del commissario Michele Balistreri, vive per le sue 600 pagine di una metafora evidente, mai resa in modo così esplicito. Siccome si tratta di un commiato, è anche la summa di un canone cominciato nel 2011 con la trilogia di “Tu sei il male”e proseguito con”La moglie perfetta”e”Ballando nel buio”, del 2017.Negli ultimi due titoli il poliziotto cinico e sgradevole, ex militante dell’estrema destra romana, segnato da una infanzia tragica in Libia, sembrava avere accettato i propri fallimenti e la natura personale della sua rabbia. In questo probabile passo d’addio ritroviamo invece le sue frasi scolpite, la sua desolazione. «Non volevo ripassare per il centro imbandierato. Tutti quei tricolori ai balconi e quell’improvviso rigurgito di patria sarebbero scomparsi appena finito il mondiale. Il nostro Paese era stato costruito così dai cosiddetti vincitori». Ritroviamo anche ampie tracce della sua misoginia, il disgusto esibito per «le femministe sadiche». Perché se separarsi dalla propria creatura letteraria equivale a una piccola morte, ma attenzione, questo non è uno spoiler,”Da molto lontano” rappresenta una sorta di romanzo-mondo dell’amato e odiato Balistreri, con la riemersione di personaggi e stati d’animo delle precedenti puntate, come quando una vita intera ti scorre davanti agli occhi.Nei consueti due piani narrativi siamo prima nei Mondiali del 1990, quelli delle notti magiche inseguendo un gol, e dopo nel presente del 2018, dove invece il legame nostrano con la massima competizione calcistica non ci poteva essere, per cause indipendenti dalla volontà di Costantini.Roberto Costantini (Tripoli, Libia, 1952: foto di Fabrizio Villa)Nel 1990 l’Italia «è uno stato», scritto con la minuscola, «sempre più in mano a mafiosi e faccendieri che facevano affari con i politici». Un Balistreri fermo nel suo rifiuto di tutto, si imbatte in una famiglia che al confronto quella corrotta nell’anima de”Il grande sonno” di Raymond Chandler, da sempre un riferimento ineludibile, sembra il Mulino bianco. Anche qui c’è una sparizione che non convince, e poi ci sono due cadaveri straziati, c’è una indagine da condurre insieme a un pubblico ministero «che odia i meridionali, pare che abbia aderito alla Lega Nord», primo esempio di”homo novu”che sappiamo fin dall’inizio si rivelerà uguale agli altri, a una umanità italiana che Costantini giudica irredimibile o quasi.La trama è complessa, più delle altre volte. Il suo scioglimento si rivela perfettamente razionale, perché i romanzi di Costantini sono costruzioni dagli incastri perfetti. Leggendo”Da molto lontano”vengono in mente le puntate delle serie televisive dove esce di scena il personaggio più amato, vedi alla voce”Walking Dead”per citare l’esempio più recente, dove vengono introdotti una miriade di derivazioni, di graditi ritorni e nuovi arrivi, funzionali ad attenuare il retrogusto amaro delle perdita, ma a rischio di saturazione emotiva.Nel 2018 il commissario in pensione Michele Balistreri è diventato un uomo profondamente schivo, rispettoso, tranquillo, che passa le sue giornate leggendo e passeggiando sulla spiaggia di Ostia. La ragione di una quiete inattesa sta nella progressiva perdita della memoria.Di quella storiaccia irrisolta del 1990 ricorda vagamente imprenditori corrotti, delinquenti e ragazze disinvolte. Qualcosa riemerge. Non i particolari. «Come un arcipelago di isolette nel mare del nulla». Comunque «erano feccia, tutti». Tutti sono feccia, tutti fingono di essere nuovi senza riuscire a nascondere lo sporco. Il magistrato leghista invece non è cambiato, arrivando alla soglia del Csm indossando sempre la stessa casacca politica. «Lui non era d’accordo con la nuova linea del partito così aperta a tutti, lui era fedele all’idea originale. Ci sono due Italie. La Padania e il resto».Ma c’è un’altra cosa che non cambia, in questo Paese condannato al gattopardismo.«La stragrande maggioranza degli italiani, donne incluse, conosceva a memoria quasi tutta la formazione degli azzurri campioni del mondo 1982 e 2006. Meno del cinque per cento ricordava almeno un nome delle donne uccise o stuprate negli ultimi dodici mesi». Questo è il mondo, dice la figura femminile più bella mai creata da Costantini, vittima e carnefice, viziosa e pura al tempo stesso, alla sua alleata. «Puoi solo continuare la lotta».”Da molto lontano”è il racconto di una guerra. «Perché indubbiamente lo era stata. Uomini cattivi contro donne incattivite. C’erano state anche vittime tra le donne. Inevitabili vittime collaterali. Ma alla fine gli uomini avevano perso».La vera rivelazione, nonché la parte migliore del libro, è questa. Nel suo essere un giallo di impegno civile, in maniera infine dichiarata, come mai prima. Nel trattare il femminicidio come il segno peggiore di un’Italia che chissà se mai cambierà davvero. Il male che gli uomini fanno alle donne in ogni modo è un elemento costante della trama ma è trattato come una denuncia, fatta per la prima volta con una prosa che si lascia andare, che dimentica la razionalità per lanciare un grido, di indignazione. Con tante buone ragioni per perdere le memoria in un Paese al quale non crede più, il commissario Balistreri si ferma qui, spetta al lettore scoprire se in maniera più o meno definitiva. L’ingegner Costantini invece sembra davvero pronto a percorrere una strada nuova.