Mentra Khalifa Haftar sembra sempre più in difficoltà per le recente sconfitte militari e per i dubbi dei suoi alleati, Aguila Saleh acquista potere diplomatico e viene visto da tutti come un partner politico con cui poter dialogare per una soluzione del conflitto libico.
A Mosca per una soluzione
Il portavoce del parlamento libico orientale, Aguila Saleh Issa, è atterrato a Mosca giovedì per discutere dei recenti sviluppi nello stato nordafricano con i funzionari russi.
Fathi al-Meremi, consigliere di Saleh, alla stampa ha dichiarato che l’incontro mirava ad affrontare le questioni economiche, diplomatiche e militari legate alla Libia. Al-Meremi ha sottolineato che le iniziative di pace, comprese quelle dell’Egitto e della conferenza di Berlino, sono state tra gli argomenti principali discussi.
Aguila Saleh avrebbe affrontato anche la questione dell’”invasione turca” nel paese nordafricano, sottolineando l’importanza del ruolo di intermediazione svolto dalla Russia come superpotenza e soprattutto la volontà di arrivare il prima possibile ad un cessate il fuoco.
Incontro col greco Dendias
Mercoledì scorso, lo stesso Aguila Saleh ha ricevuto il ministro degli Esteri greco, Nikos Dendias, e ha discusso delle ripercussioni della crisi libica sulle relazioni bilaterali tra Libia e Grecia e sulle conseguenze nell’area del Mediterraneo orientale.
Le due parti avrebbero discusso della recente iniziativa di Saleh di formare un nuovo Consiglio presidenziale, composto da un presidente e due deputati delle tre regioni storiche del paese nordafricano: Tripolitania, Cirenaica e Fezzan.
La Grecia starebbe spingendo per l’attuazione del piano proposto dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi lanciato durante la “Dichiarazione del Cairo” del 6 giugno scorso, accolto come una possibile soluzione politica per porre fine al conflitto. Dendias ha sottolineato il diritto della Libia di difendersi da qualsiasi invasione che possa essere vista come un pericolo per il suo territorio e la sua sovranità: “la presenza di forze straniere in Libia viola le leggi internazionali e ostacolerà ogni possibile soluzione”. Il ministro degli esteri greco ha espresso il proprio parere anche sull’accordo tra al-Serraj ed Erdogan ritenendolo “nullo”, perché non approvato dal parlamento libico, unica autorità legislativa riconosciuta nel paese nordafricano.
Al-Sisi potrebbe decidere di sostenerlo
Sul fronte egiziano pare che la situazione sia cambiata per quanto riguarda le scelte di al-Sisi, soprattutto dopo le recenti perdite di Haftar. La sua posizione sulla Libia è passata dalla presentazione di un’iniziativa politica nella prima settimana di giugno alla richiesta di un cessate il fuoco, per arrivare alla minaccia di un possibile intervento militare “diretto” da parte egiziana nel conflitto libico. Questo cambiamento ha differenti cause. Tra queste, la possibilità di rinunciare al feldmaresciallo Khalifa Haftar a favore di personaggi, come Aguila Saleh (che aveva espresso parere positivo all’intervento militare egiziano qualora il Gna varcasse la linea rossa di Sirte), o altri leader tribali che hanno influenza nella regione orientale della Libia”.
Turchia:”Sì a dialogo con politici”
Aguila Saleh sarebbe ben visto anche dalla Turchia come un valido partner in una possibile negoziazione tra il Gna e l’est del paese. Secondo l’inviato turco in Libia, Emrullah Isler, “i negoziati politici dovrebbero essere condotti da politici e non da militari come Haftar. Aguila Saleh, in qualità di politico, deve contribuire al processo di risoluzione del conflitto libico attraverso un’azione politica”.
Le proposte di Aguila Saleh si contraddicono con quelle del generale Haftar. Saleh propone di rilanciare il processo politico in Libia e di formare un nuovo governo civile, il cui Consiglio presidenziale sia composto da rappresentanti delle tre storiche regioni libiche, e che questi non siano personaggi militari. Manifestazioni a sostegno del ruolo politico dell’Lna di Haftar, al contrario, potrebbero essere viste come un appello ad una futura dittatura militare guidata dal feldmaresciallo.
Saleh potrebbe offrire ad Ankara più opportunità per proteggere i propri interessi in Libia attraverso la diplomazia e il dialogo politico piuttosto che la forza militare. L’eliminazione di Haftar potrebbe rendere più accettabile la prospettiva di un accordo con il governo di Tobruk. Allo stesso tempo, una tale prospettiva costringerebbe Erdogan a scendere a compromessi.
Mario Savina, analista ricercatore, si occupa di Nord Africa e flussi migratori. Sapienza Università di Roma, AIRL Onlus – Italiani di Libia, OSMED – Osservatorio sul Mediterraneo (Istituto “S.Pio V”)