Pubblicato il 31 agosto 2020 su Punto Continenti

Sono passati cinquant’anni ma la questione degli indennizzi per gli italiani costretti a scappare dalla Libia nel 1970 ancora non è stata risolta. per molti si tratta di una vera  vergogna nazionale. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze continua, infatti, a non erogare circa 20 dei 200 milioni di euro stanziati  con la legge 7/o9 a favore dei profughi dalla Libia. Ora l’Associazione AIRL guidata dalla battagliera Presidente Giovanna Ortu ha deciso di avviare un’azione legale per ottenere quello che spetta alle 200 famiglie di rimpatriati aventi diritto. Da precisare che il Ministero sostiene di conformarsi a un criterio di ‘ragionevole prudenzialità’ che imporrebbe di accantonare 18 dei 200 milioni di euro stanziati: una spiegazione che l’AIRL ritiene del tutto approssimativa e sostanzialmente elusiva. Comunque un approfondimento politico, economico, sociale e umano riguardante l’intero dramma degli italiani rimpatriati dalla Libia  lo possiamo trovare nel nuovo stimolate libro PROFUGHI di Daniele Lombardi in attesa di pubblicazione.

Molisano, classe 1973, Lombardi è giornalista e scrittore. Oltre a dirigere la rivista dell’Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia ha scritto il noir “La confraternita del lupo”. Inoltre, ha fondato Scriptalab, agenzia di comunicazione divulgativa e editing per le piccole aziende. Laureato in Sociologia Politica, ha un master in critica giornalistica conseguito presso l’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma. “In Libia”, ricorda Lombardi, “nel 1970 vivevano 20mila italiani, perfettamente integrati con la popolazione locale”. Ma Gheddafi, appena salito al potere, la pensava diversamente e confiscò loro ogni avere, considerandoli un residuato dell’imperialismo fascista. Tornati in Italia con una valigia e poco altro, senza soldi né lavoro, molti rimpatriati, migliaia, finirono nei campi profughi.

Lì rimasero per mesi o, addirittura, anni in casette fatiscenti o freddi casermoni, in locali senza riscaldamento, con i bagni in comune, cibo pessimo e senza alcuna privacy. Sperimentarono sulla loro pelle la discriminazione verso il diverso, pur essendo italiani, e le privazioni da profugo in patria. Storie sorprendentemente simili a quelle dei migranti di oggi, coi quali condividono privazioni emotive e condizioni di vita disagiate.

Questo libro tratta delle loro vicende, nascoste sotto un velo di normalità e silenzio per cinquant’anni.Il volume è arricchito da un’analisi dell’azione di Aldo Moro nei rapporti italo-libici, scritta da Mario Savina. E da una presentazione dello scrittore Roberto Costantini, “tripolino” con la Libia nel cuore e nella penna.