Pubblicato su Italiani di Libia n. 3-2019

 

È bello aver seguito nel tempo vita, successi e impegni di Leonardo Petrillo, del quale il mio primo ricordo è quello di un bimbo vestito da Arlecchino per la festa del Circolo Italia di Tripoli.

Una maschera, un destino: Leonardo, da Tripoli a Roma – via campo profughi di Latina – indosserà quel costume nel 1986, quale acrobatico protagonista nella celebre commedia di Goldoni, in un allestimento di grande successo per la regia di Carlo Alighiero.

Da allora ho seguito la sua poliedrica attività, costellata di altrettanti successi fino a questa “favola della memoria” che è un lungo excursus non solo della sua vita ma della sua famiglia: parte infatti dalla ricerca di radici assai lontane, dove si intrecciano relazioni di suoi avi con personaggi della Napoli del 1600 del calibro di Tommaso Campanella, fino al racconto delle gesta del suo omonimo avo arrivato a Pantelleria nel 1770, al seguito dell’esercito borbonico che sposando una donna del luogo diede origine al fondamentale ramo “siculo” della famiglia.

Così scrive l’autore: “Attraverso la memoria non ci si riappropria del passato, ma si mette in scena un copione diverso e farlo rivivere con nostalgia e ironia per un nuovo pubblico. Con la memoria si può salvare più che il passato, noi stessi per vivificare il presente non solo per chi non lo conosce ma anche per chi, come me partito giovanissimo dalla Libia, non ha acquisito  la profonda conoscenza di quella esperienza compiuta dai nostri padri. Quella convivenza multietnica e multireligiosa, fatta da dialogo, rispetto e condivisione che oggi appare a tutti, ovunque, una conquista imprescindibile.”

Lunga e avvincente cavalcata quella di Petrillo, struggente per me nella parte più recente. Recente si fa per dire perché percorre tutta la seconda metà del secolo scorso: è il racconto della laboriosità vincente di una famiglia impegnata in agricoltura, nella produzione e felice commercializzazione dei prodotti di quel deserto bonificato della Libia, fino al comune destino che ha segnato nel bene e nel male la vita di tutta la collettività italiana di Tripoli.

 

Giovanna Ortu