La casa di Shara Band Ong. Tripoli
Mariza D’Anna, Màrgana Edizioni pp. 380, euro 16

La Libia per la giornalista Mariza D’Anna è un posto del cuore. E non potrebbe essere altrimenti, perché è lì che è nata ed ha vissuto i primi anni di vita, nove, fino alla cacciata ad opera di Gheddafi.
Così, dopo “Il ricordo che se ne ha”, romanzo del 2017 ambientato nella tenuta del bisnonno Francesco, tra i frutteti strappati al deserto a cento chilometri da Tripoli, torna con La casa di Shara Band Ong (Màrgana Edizioni).
È la storia della piccola Tea e della sua famiglia, della “bianca sposa del Mediterraneo” che accoglieva sul suo ben lungomare signori (italiani) col calesse e bimbi (libici) scalzi.
È la storia delle nefandezze coloniali giolittiane e poi imperiali, messe lì a bella posta per rispondere a priori ai critici dell’equazione a somma negativa italiani in Libia uguale fascismo. Pure nel dopoguerra.
Ma è anche la storia di una famiglia strappata alla propria terra, trapiantata a forza in un altro contesto geografico e sociale, privata del frutto del lavoro di una vita. La storia degli italiani di Libia.
Mariza D’Anna vi aggiunge i suoi ricordi, a volte sfocati, a volte (volutamente) non troppo fedeli alla realtà. Altri ancora, quasi profetici. Come quando Teresa, la nonna di Tea ragiona con la puerpera Adele sul luogo dove far nascere la piccola: «Sai, il luogo di nascita risulterà sui documenti – le aveva detto – Ci sarebbe scritto “nato a Tripoli” e qualcuno potrebbe chiedere “a Tripoli? In Africa?” E allora sì che potrebbero iniziare i problemi… Non si sa mai, i tempi corrono così veloci, potrebbe avere dei fastidi al momento di trovare lavoro, per non dire peggio…».

Mariza D’Anna è nata e ha vissuto a Tripoli fino all’età di nove anni. In seguito alla cacciata degli italiani dalla Libia, avvenuta nel 1970, è tornata in Italia. Ha vissuto con la famiglia tra Roma e Genova. Prima avvocato, poi insegnante attualmente lavora come giornalista nel quotidiano “La Sicilia”. La casa di Shara Band Ong. Tripoli è il suo terzo romanzo, dopo Specchi (2015) e Il ricordo che se ne ha. Biar Miggi (2017).