La riapertura del Consolato d’Italia a Bengasi sarà ritardata di qualche giorno. Il console designato, Carlo Batori, è infatti risultato positivo al tampone per il Coronavirus effettuato prima della partenza per la città libica. Essa era prevista per il 26 maggio ma sarà rinviata di poco, come riferisce l’Ambasciata italiana a Tripoli, citata da Alwasat, da cui dipende il Consolato di Bengasi.
“I lavori per riattivare il Consolato Generale d’Italia a Bengasi sono in fase di completamento” si legge anche sull’account Twitter dell’ambasciata.
Di Maio in Libia oggi
L’importanza della riapertura della nostra sede diplomatica Bengasi è stata oggetto pure dei colloqui del Ministro Di Maio, oggi in Libia per un incontro sulla situazione migranti. La missione vede la partecipazione congiunta del Commissario UE per il Vicinato e l’Allargamento, Olivér Várhelyi, e con il Ministro degli Esteri e degli Affari Europei di Malta, Evarist Bartolo che incontreranno, tra gli altri, il ministro degli Esteri Najla El Mangoush.
Sempre oggi, a Bengasi, si è tenuto un vertice tra le autorità locali e imprese italiane che vogliono partecipare alla ricostruzione della città, in rovina dopo anni di guerra civile.
Carlo Batori al nuovo consolato di Bengasi
Era stato lo stesso ministro Di Maio in un’intervista al Corriere della Sera dell’aprile scorso ad annunciare la prossima riapertura del Consolato per il 1 giugno, dopo otto anni dalla chiusura avvenuta nel 2013. Di Maio aveva poi nominato per la rappresentanza di Bengasi Carlo Batori, ex capo segreteria di Emanuela Del Re, quando era vice ministra agli esteri.
Il Consolato italiano di Bengasi era rimasto chiuso per ben cinque anni, dal 2006 al 2011, a seguito dell’assalto avvenuto dopo la provocazione del ministro Calderoli contro l’Islam, che poteva costare caro all’allora console Pirrello. Nel 2011 con le primavere arabe, l’Italia aveva inviato il console De Sanctis a riaprire Bengasi ma dopo nemmeno due anni, un attentato al diplomatico italiano aveva costretto alla definitiva conclusione delle attività diplomatiche a Bengasi.
L’ex Console Pirrello: Cirenaica importante per le imprese italiane
Giovanni Pirrello, console fino al 2006, illustra ad Italiani di Libia le implicazioni della nuova riapertura (l’articolo completo verrà pubblicato sul prossimo numero della rivista, in uscita a giugno):
“La decisione di riattivare il Consolato Generale d’Italia in Bengasi – spiega Pirrello – è un segnale non solo del desiderio di normalizzare e sviluppare le relazioni fra i due Paesi ma anche d’una strategia diversa, di più ampio raggio e più pragmatica da parte italiana rispetto al passato. Tale cambiamento si manifesta del resto non solo nella ripresa d’interesse per la Cirenaica (che ha visto nel frattempo consolidarsi la posizione d’altri Paesi, in competizione con l’Italia) ma anche con la prevista istituzione d’un Consolato onorario a Sabha, capoluogo del Fezzan.”
“È chiaro che la riapertura del Consolato Generale, oltre a rispondere alle attese da parte libica di più agevole ottenimento dei visti per l’Italia (il tema è già stato esaminato nel corso dell’incontro dell’Ambasciatore libico a Roma, ‘Umar al-Tarhuni, con il nuovo Console Generale nominato, Carlo Batori) consentirà al nostro Paese di seguire più da vicino gli sviluppi della situazione nei vari settori di competenza.”
“Lo spazio che si apre in Cirenaica ad iniziative italiane è ancora ampio (anche se non più nei termini particolarmente favorevoli che consentiva il “Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione” firmato a Bengasi nel 2008) malgrado l’attestarsi nella regione della presenza di Paesi ad essa estranei ma agguerriti nella concorrenza. Urgente è, ad esempio, la necessità di ricostruire le infrastrutture ed il tessuto urbano di Bengasi distrutti nei combattimenti degli ultimi anni. Devastazione documentata da un filmato diffuso dal canale “Al Aan TV” ed altri, assieme alla toccante qasida del poeta Mahmud al-’Awàni che lamenta la perdita degli storici punti di riferimento nella città.”
La moglie del console: “Rischiammo di morire nel 2006 a Bengasi”
Il 17 e il 18 febbraio 2006 il Consolato italiano di Bengasi venne assaltato da una folla inferocita. L’incauto onorevole della Lega Roberto Calderoli si era presentato al Tg1 sfoggiando una maglietta con alcune vignette su Maometto.
La clamorosa manifestazione del 18 degenerò in atteggiamenti violenti che distrussero la nostra rappresentanza consolare, da poco restaurata, mettendo in serio pericolo l’incolumità delle persone che vi si trovavano. L’intervento della polizia che sparò sulla folla, lasciò sul terreno una dozzina di vittime tra i dimostranti, martiri per gli estremisti libici. Come conseguenza il colpevole Calderoli fu costretto alle dimissioni, come anche il ministro degli Interni libico, accusato di un eccessivo uso della forza. L’allora presidente del Consiglio Berlusconi ottenne rassicurazioni sulla incolumità degli oltre mille italiani che lavoravano in Libia, costretti all’evacuazione insieme al console Pirrello.
“Le fiamme alte e il fumo ci costrinsero a spostarci verso l’ala destra del palazzo” ricorda su Italiani di Libia Silvana Ticci Pirrello, la moglie dell’allora console, “Più tardi sentimmo rumore di spari e il tonfo ritmico di un ariete che tentava di sfondare il portone principale dato alle fiamme, accompagnato dalle grida di “Allahu akbar’. Il frastuono era terrificante. Le ore sembravano interminabili.“
L’attentato al console De Sanctis nel 2013
Cinque anni dopo, il 17 febbraio 2011, prese avvio la primavera araba in Libia e che porto alla caduta di Gheddafi. Quella data venne scelta proprio per commemorare i fatti di Bengasi. All’indomani di quella rivolta, il 7 marzo 2011, il console Guido De Sanctis venne incaricato di riaprire l’ufficio consolare di Bengasi insieme con il diplomatico Massimiliano Lagi. Ma la situazione a Bengasi era tutt’altro che pacificata. L’11 settembre 2012, nell’anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle, l’ambasciatore americano Chris Stevens fu barbaramente assassinato dalla folla inferocita. La sera del 12 gennaio 2013 toccò al console italiano sfuggire per miracolo ad un attentato che poteva costargli la vita. La sua auto fu crivellata di colpi di fucile e solo il fatto che fosse blindata salvò il diplomatico da morte certa.
Dopo otto anni e mezzo tocca a Carlo Badini riaprire il Consolato italiano di Bengasi, Coronavirus permettendo.
Daniele Lombardi, classe 1973, è giornalista, scrittore e grafico. Direttore responsabile della rivista “Italiani di Libia”. Ha scritto il saggio “Profughi. Dai campi agricoli della Libia ai campi di accoglienza in Italia” e il noir “La confraternita del lupo”. Ha collaborato con ANSA, Notizie Verdi, Quotidiano della Sera e altre testate locali. Ha fondato Scriptalab, agenzia di comunicazione divulgativa e editing per le aziende. Laureato in Sociologia Politica, ha un master in critica giornalistica conseguito presso l’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”.