Il piccolo centro di Sabratha, situata a 70 chilometri da Tripoli, nella Libia nord-occidentale, fu fondata dai fenici nel VII secolo a.C. (sul periodo esatto molti sono i dubbi e le controversie tra gli storici) e scelta come emporio, ossia porto di scambio commerciali, data la sua posizione geografica tra il centro di Zuara e quello di Oea (l’attuale Tripoli). Prove di un insediamento fenicio sono i pavimenti di terra battuta che fanno parte di antiche e improvvisate case; oltre a ciò, giare fenicie di conservazione e vasi greci, risalenti al VI secolo a.C., vennero ritrovati in queste abitazioni. Tale villaggio consisteva in casupole di mattoni di fango. La piazza del mercato si trovava nel sito che i romani, più tardi, adattarono ed ampliarono per il loro Foro.

Sabratha fu una delle prime e più importanti creazioni del genio urbanistico romano. I romani la costruirono dopo la distruzione di Cartagine nell’anno 146 d.C., ampliandola sia verso sud che verso nord. Roma sviluppò il potenziale commerciale di Sabratha mediante l’impiego del piccolo porto come sbocco per un traffico – grazie a Gadames – verso l’Africa Centrale. Un mercato basato principalmente su schiavi, avorio e animali selvaggi. Grande importanza hanno ricoperto anche attività come agricoltura, pesca e il commercio della porpora. Tra i prodotti principali va sottolineato l’olio di oliva, che per molto tempo fu una merce fondamentale nella vita degli abitanti di questo piccolo centro. Intorno al 365 la città venne colpita da un potente terremoto che causò diversi crolli. Il sisma fornì l’occasione a Marco Aurelio prima, e a Commodo poi, per una ristrutturazione in stile romano, demolendo alcune vecchie strutture e costruendo nuovi edifici pubblici. Tuttavia, il cataclisma e altri eventi naturali, oltre al decadimento dell’Impero Romano e alle incursioni delle popolazioni berbere, portarono al declino della città.

Un duro colpo fu inferto anche dall’arrivo dei Barbari nell’Africa Romana nel 429. Le loro facili vittorie furono confermate dal trattato del 435 in cui l’Imperatore Valentino cedevo al re barbaro Genserico tutti i territori romani in Africa, eccetto la provincia di Cartagine. Pochi anni dopo anche Cartagine cadde nelle mani dei barbari.

I bizantini, governati dall’imperatore Giustiniano, riconquistarono i territori persi e ne avviarono una parziale ricostruzione. Vennero costruite chiese, un nuovo porto e altre strutture fondamentali, tra le quali una nuova cinta muraria per difendere la debole città.  Divenne presto una delle città più importanti dell’Esarcato d’Africa.

Il dominio di Costantinopoli terminò nel 709, dopo ben quattro invasioni musulmane, con la conquista di Cartagine e la caduta dell’Esarcato. Nel suo Tarikh Tarabulus al-Gharb, cronaca della Tripolitania settecentesca, Ibn Khaldun racconta l’ingresso degli arabi a Sabratha: “Ma quando giunse notizia a Sabratha che Amr Ibn al-As era stato respinto nel suo assalto a Tripoli, i sabrathesi ridussero la loro vigilanza di odo che, avendo le truppe di Amr finalmente preso Tripoli ed essendosi scatenati, nottempo  e senza indugio, per impadronirsi di Sabratga, il piccolo porto fu sorpreso con le porte spalancate e capitolò immediatamente”.

Con il trasferimento del mercato a Tripoli, Sabratha perse completamente la sua importanza, giacché unico centro della Tripolitania divenne appunto la città di Oea.

Oggi, il sito archeologico e le rovine costituiscono un’importantissima testimonianza storica. Anche l’Unesco ha voluto evidenziare il ruolo culturale di questo piccolo centro nordafricano inserendo Sabratha dal 1982 nella lista dei Patrimoni dell’Umanità. Della rinascita culturale di Sabratha bisogna dare merito agli archeologici italiani che nel 1920, diretti da Renato Bertoccini, riportarono alla luce – in parte ricostruendo – reperti, come archi, colonne e mosaici, oggi presenti nel sito.