Il 4 Dicembre scorso si è conclusa a Roma l’annuale incontro Med Dialogues promosso dalla Farnesina e dall’Ispi.  La conferenza – giunta alla sua settima edizione – tratta le questioni che riguardano l’area del Mediterraneo allargato e di conseguenza tutti i temi che coinvolgono i Paesi europei e quelli nord africani e medio orientali. Per l’Italia, oltre a numerosi membri del mondo accademico, hanno partecipato, come nelle edizioni precedenti, il Presidente del Consiglio, Mario Draghi,  e il Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio. Molti i ministri  e politici mediorientali ed europei presenti a Roma o collegati da remoto.

Tanti i temi al centro dei diversi panel che hanno caratterizzato i tre giorni dell’evento: la sicurezza nella regione, le politiche innovative per la gestione dei flussi migratori ed il rilancio del processo di pace in Medio Oriente, ma anche il futuro partenariato euro-mediterraneo e la difficile gestione della pandemia.

Per quanto riguarda la Libia, tema centrale sono state, ovviamente, le tumultuose e dubbiose elezioni programmate per il prossimo 24 Dicembre. Il Presidente Mario Draghi ha affermato che solo da un “voto libero e decisivo  potrà esserci un governo legittimato politicamente, che faciliterà anche il processo di ritiro dei mercenari e dei combattenti stranieri, previsto dal cessate il fuoco del 2020”. Le elezioni dovranno essere elezioni “libere, eque, credibili e inclusive, perché soltanto così le istituzioni libiche risulteranno solide e legittimate democraticamente”, aggiunge il Premier, ricordando la necessità di un’Agenda positiva per il Mediterraneo che riconosca nel Mare Nostrum il punto di congiunzione tra Europa, Africa ed Asia.

Ottimismo confermato anche dal capo della diplomazia italiana Di Maio, il quale sottolinea il miglioramento della situazione libica ma anche la necessità di un governo unificato e legittimato dal voto, da qui l’importanza delle elezioni per garantire la stabilità del Paese nordafricano. Nonostante l’approssimarsi della data fissata, molti sono i dubbi sull’eleggibilità di alcuni candidati. Su tutti, quelle di Khalifa Haftar, Abdul Hamid Dbeibah e Saif al-Islam Gheddafi. Tutti e tre prima sospesi e poi riammessi al voto. Su questo punto bisognerà attendere la giornata di mercoledì 8 dicembre in cui verrà fornita la lista ufficiale dei candidati ammessi alla tornata elettorale.

A Roma presente anche l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri, Josep Borrell, il quale conferma quanto queste elezioni siano fondamentali per la Libia: “E’ chiaro che non sarà una bacchetta magica per risolvere tutti i problemi, ma comunque porta ad una legittimazione di un interlocutore unico”.

Per il Governo di Unità Nazionale libico presente in collegamento solamente il Ministro degli Esteri, Najla Al Mangoush, la quale ha affrontato il problema della gestione dei flussi migratori, evidenziando quanto siano stati tutelati solo gli interessi dei Paesi dell’Unione Europea e criticata la gestione libica del dossier: “per favore, smettiamola di puntare il dito contro la Libia e di dipingerla come un Paese che abusa e manca di rispetto ai rifugiati”. “Se due dei Paesi più stabili (Francia e Gran Bretagna) e che usano le tecnologie più evolute per controllare i loro confini non riescono a controllare la migrazione irregolare, come possiamo farlo noi?”, conclude la ministra libica. Sulla questione migratoria anche il Premier Draghi si è espresso chiedendo più partecipazione agli altri Stati del Vecchio Continente: “Serve un maggiore coinvolgimento di tutti i Paesi europei, anche nel Mediterraneo. L’Italia promuove un avanzamento europeo verso una visione collettiva, basata su un equilibrio effettivo tra responsabilità e solidarietà”, ha affermato Draghi, aggiungendo che esiste la volontà di “prevenire flussi illegali e proteggere i più deboli anche attraverso la promozione di corridoi umanitari dai Paesi più vulnerabili”.

 

Ginevra La Rosa