Il 9 Febbraio scorso è stato riaperto il Teatro romano di Sabratha dopo anni di chiusura. L’iniziativa è stata possibile grazie al lavoro del Ministero del Governo Locale, del Comune di Sabratha e soprattutto grazie al sostegno della missione dell’Unione Europea in Libia e del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp).
Simbolo della grande identità culturale e dell’orgoglio che unisce il popolo libico, il Teatro romano – patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1982 – era stato danneggiato e chiuso a seguito degli scontri del 2016.
Come riporta la missione dell’Onu, i lavori di restauro hanno riguardato il ripristino degli uffici di servizio per la gestione dei monumenti, il ripristino del palcoscenico del teatro romano, la manutenzione e il miglioramento di tre cancelli d’ingresso, nonché l’installazione di lampioni solari.
Si prevede che il teatro romano di Sabratha attirerà circa 500.000 visitatori ogni anno, generando un’attività economica critica e migliaia di posti di lavoro per la comunità locale.
Il progetto fa parte degli sforzi delle Nazioni Unite per accompagnare le istituzioni pubbliche, i governi locali, la società civile e le comunità a costruire pace e resilienza in 65 comuni in tutto il paese.
Sabratha fu una delle prime e più importanti creazioni del genio urbanistico romano. I romani la costruirono dopo la distruzione di Cartagine nell’anno 146 d.C., ampliandola sia verso sud che verso nord. Roma sviluppò il potenziale commerciale di Sabratha mediante l’impiego del piccolo porto come sbocco per un traffico – grazie a Gadames – verso l’Africa Centrale. Un mercato basato principalmente su schiavi, avorio e animali selvaggi. Grande importanza hanno ricoperto anche attività come agricoltura, pesca e il commercio della porpora. Tra i prodotti principali va sottolineato l’olio di oliva, che per molto tempo fu una merce fondamentale nella vita degli abitanti di questo piccolo centro. Intorno al 365 la città venne colpita da un potente terremoto che causò diversi crolli. Il sisma fornì l’occasione a Marco Aurelio prima, e a Commodo poi, per una ristrutturazione in stile romano, demolendo alcune vecchie strutture e costruendo nuovi edifici pubblici. Tuttavia, il cataclisma e altri eventi naturali, oltre al decadimento dell’Impero Romano, portarono al declino della città.