Come riportato dai media locali, due bambini sono stati uccisi dall’esplosione di una mina piazzata vicino alla loro casa ad Ain Zara, a sud di Tripoli qualche giorno fa. Secondo la Ong Libyan Crime Watch le mine stanno ancora uccidendo civili in una serie di aree nel Paese nordafricano, aggiungendo che i responsabili dell’impianto delle mine devono essere assicurati alla giustizia per questi crimini che equivalgono a crimini di guerra.

L’ultimo conflitto civile ha lasciato un residuo di mine sulle principali aree interessate dagli scontri tra le due fazioni rivali. Nel piano di sminamento del paese, l’Italia ha avuto un ruolo chiave attraverso le sue unità specializzate. La missione Miasit, attiva dal gennaio 2018, tra i suoi compiti prevede il sostegno a carattere umanitario e ai fini di prevenzione sanitaria attraverso corsi di aggiornamento a favore di team libici impegnati nelle attività di sminamento. Anche le Nazioni Unite sono attive sul territorio fornendo assistenza in questo preciso ambito. L’Unmas (United Nations Mine Action Service) è presente nel paese nordafricano dal marzo 2011 ed è stato integrato nel corso degli anni dall’attività dell’Unsmil. L’Unmas dà la priorità al potenziamento delle capacità degli attori libici impegnati nella bonifica delle aree e supporta il Libyan Mine Action Center (LibMAC) nei processi di accreditamento per le organizzazioni, facilitando il coordinamento con le parti interessate internazionali e i partner locali.

La questione delle mine è un problema che lo Stato libico si porta dietro da anni. Inoltre, la Libia non ha aderito al Trattato per la messa al bando delle mine. Resta fondamentale sostenere le autorità libiche e le organizzazioni della società civile nei loro sforzi per ripulire il territorio fornendo risorse aggiuntive come finanziamenti, formazione, attrezzature e potenziamento delle capacità libiche.