Alla presenza di molti funzionari e ospiti, tra cui personale diplomatico di altri Paesi, il 9 Marzo scorso è stata inaugurata a Bengasi la mostra “Libia-Italia: un’archeologia condivisa”. La mostra rientra nel ciclo di tre tappe ispirate alle tre regioni libiche e ha lo scopo di presentare la forte cooperazione tra Italia e Libia nel settore archeologico. L’intero progetto è stato fortemente voluto dalla missione diplomatica italiana e dal Dipartimento delle Antichità della Libia ed è stato è stato realizzato grazie al finanziamento del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale italiano e ideato dalla “Fondazione Meda” diretta dalla Prof.ssa Luisa Musso. Lo scorso settembre il ciclo aveva preso il via dal Castello Rosso di Tripoli.

Il Console Generale del Consolato d’Italia a Bengasi, Carlo Batori, nel suo discorso ha voluto ringraziare i partecipanti e tutti coloro che hanno permesso, grazie al loro lavoro, la realizzazione della mostra.  Secondo il diplomatico umbro, “il titolo di questa mostra descrive bene la profondità del rapporto tra le missioni archeologiche italiane in Libia e la comunità di archeologi, esperti e accademici libici, a partire dalla grande famiglia del Dipartimento di Antichità libico, sia a livello centrale che di campo. L’archeologia è l’ambito che meglio rispecchia il legame di amicizia tra i due Paesi. Anche nei tempi più bui della recente storia libica, gli archeologi italiani e libici hanno continuato insieme il loro appassionato lavoro, con l’obiettivo comune di proteggere il patrimonio culturale e storico unico della Libia, che è una memoria vivente delle radici condivise della nostra comune civiltà mediterranea”.

Secondo il Console italiano, “le missioni archeologiche non sono solo attività scientifiche, ma costituiscono un prezioso snodo interpersonale per la formazione, la cooperazione accademica, la condivisione delle conoscenze in molti settori: studi archeologici, restauro di edifici antichi e conservazione del patrimonio da selvaggi sviluppo urbano e dal contrabbando illegale. A questo ultimo proposito, promettente anche la collaborazione tra i governi di Italia e Libia. Si basa sulla comune determinazione di frenare pratiche atroci come gli scavi illegali, il contrabbando di reperti archeologici che avvantaggiano i mercanti d’arte internazionali fangosi e privano la Libia del proprio patrimonio archeologico, fonte di orgoglio nazionale e potenziale reddito dal turismo culturale. L’Italia è pronta ad assistere ulteriormente la Libia nella sua concreta attuazione della Convenzione dell’UNESCO del 1970 sui mezzi per vietare e prevenire l’importazione, l’esportazione e il trasporto illeciti di proprietà dei beni culturali”.

Di Souad Khalil da Bengasi