Secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim), sono oltre 20.000 i migranti salvati nel Mediterraneo e poi riportati in Libia nell’anno in corso, con una diminuzione rispetto al 2021 in cui le persone salvate e riportate nel paese nordafricano, nel periodo gennaio-dicembre, erano state oltre 32.000.

La Libia è da anni paese di transito dei principali flussi migratori che hanno come meta finale le coste dell’Europa. L’instabilità dell’ex colonia italiana e la diffusa criminalità sono fattori che rendono il transito attraverso tale Paese più facile rispetto ad altri Stati dove i controlli alle frontiere risultano più severi.

Il numero degli arrivi sulle coste italiane (da inizio anno alla data del 29 novembre) ha raggiunto le 94.341 unità. Un netto aumento rispetto ai 62.943 del 2021 e ai 32.563 del 2020. Nel frattempo, il 30 novembre sono arrivati in Italia 114 profughi provenienti dai centri di detenzioni in Libia, ma di origine siriana e di altri paesi africani, attraverso un programma di evacuazione, per essere accolti dal sistema nazionale di accoglienza, dalla Comunità cattolica di Sant’Egidio e dalle Chiese evangeliche. Sul dossier migratorio, il vicepremier e ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha dichiarato come sia importante una politica europea comune che debba coinvolgere non solo la Libia, ma anche i principali Paesi di origine dei flussi migratori.