Nei giorni scorsi, secondo quanto riportato da Jewish News, sono state depositate 16 targhe di marmo, all’interno della sezione ebraica del Cimitero Flaminio – Prima Porta a Roma, su cui sono stati incisi i nomi di 1.800 ebrei libici sepolti nel Paese nordafricano. Le targhe sono state finanziate da Judy Saphra, una filantropa ebrea britannica nata in Libia e che ha trovato rifugio in Italia quando è stata costretta a fuggire dal Paese maghrebino da bambina.

Quasi tutti i cimiteri ebrei in Libia furono distrutti durante l’ultraquarantennale governo di Moammar Gheddafi, così come migliaia di ebrei furono costretti a lasciare il Paese dopo lo scoppio del conflitto arabo-israeliano nel 1967.

Chi è fuggito si è ricostruito una vita lontano da quella che veniva considerata la propria patria. Un viaggio con diverse difficoltà anche di integrazione nei Paesi di accoglienza, su tutti Italia, Stati Uniti e Israele, e con un velo di silenzio su quella tragedia che li ha visti protagonisti. Oggi diversi progetti avviati dalla comunità ebraica mirano a ricordare quegli eventi e a non far scomparire la loro storia nel buio dei drammi del XX secolo.