Il libro di Isabella Giannò (edito dalla casa editrice Kimerik) nasce dalla volontà dell’autrice, Isabella Giannò, di raccogliere i ricordi e la storia della sua famiglia. È lei stessa ad affermare di aver ritrovato solo tanti anni dopo fotografie e lettere appartenenti ai suoi nonni. Da qui l’idea di mettere nero su bianco la saga della sua famiglia italiana emigrata in Libia.
Un biglietto ritrovato dall’autrice recita così «Questi fiori sono miracolosamente rimasti vivi tra le mani di papà, per 366 ore. Li conservo per te – in preda a grande dolore – impossibilitata dalla guerra a tornare a Tripoli per dargli un ultimo bacio», ecco spiegato in pochissime righe il legame con il Paese nordafricano.
Una parte di storia poco nota ma che ha rappresentato uno spaccato importante per tanti italiani che hanno deciso di intraprendere un viaggio verso una terra sconosciuta, la Libia, ma che prometteva un futuro migliore.
L’immagine che emerge è quello di un Paese apparentemente lontano, ma in realtà incredibilmente vicino, in cui si mescolano natura ed archeologia, ma anche profumi e colori di un popolo con lingue e tradizioni diverse ma che spesso si fondono insieme. Finalmente una cartolina del paese nordafricano, non più come sanguinario – come siamo purtroppo abituati a leggere ed immaginare – ma come un luogo dove possono convivere etnie e religioni differenti alla ricerca di un’identità nazionale.
Tutto reso ancora più emozionante dal racconto di due protagoniste femminili – nonna e nipote – che hanno portato nel cuore la Libia, amata come una seconda patria, per tutta la vita.
Ginevra La Rosa
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