Dichiarazioni riprese dall’Adnkronos del 22 agosto 2011
“Sono contenta che si sia arrivati alla fine, o che si sia prossimi alla fine, ma resto scettica, o comunque non piu’ ottimista come qualche mese, perche’ la realta’ del dopo-Gheddafi che ci troveremo davanti e’ molto incerta”. Lo afferma all’Adnkronos Giovanna Ortu, presidente dell’Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia (Airl), augurandosi che “il Paese arrivi presto a un’effettiva democrazia” e che a quel punto, “il governo italiano nel riscrivere il trattato con la Libia lo faccia in modo piu’ equo rispetto ai risarcimenti che ci spettano. Non pretendiamo l’intero ammontare dei beni perduti, stimato a tre miliardi di euro – sostiene – ma neanche le briciole finora concesseci”.
La presidente dell’Airl, augurandosi che “il governo italiano continui ad avere quelle relazioni, economiche e non solo, indispensabili con un paese vicino che ha il petrolio”, auspica dunque che nel dopo-Gheddafi “il governo italiano tenga davvero presente il nostro problema, che finora Gheddafi aveva evidentemente preteso si ignorasse”. Dall’Italia – denuncia – “abbiamo avuto un trattamento indecente, in quanto non eravamo neanche stati compresi nel trattato e – ricorda – solo a furor di Parlamento e’ stato inserito un articolo ad hoc nella legge di conversione, a febbraio 2009, ma di fatto svuotata nella sua consistenza da Tremonti”.
L’Associazione, dunque, non pretende il risarcimento totale del “valore dei beni confiscati nel ’70 che rivalutato ad oggi, anche tenendo conto degli acconti che abbiamo percepito avvalendoci di altre leggi, ammonta a tre miliardi di euro. Capiamo che in questi casi bisogna saper perdere, ma la somma stanziata e’ stata vergognosa – denuncia Ortu – ovvero 150 milioni di euro in tre anni. In pratica ognuno di noi, a fronte di un appartamento di tre stanze perso, oggi percepisce una somma che basta a malapena a comprarsi un divano a tre posti”, ammonisce.
Ortu critica dunque l’operato di Tremonti che “ha aspettato quasi due anni per emanare un decreto di attuazione (previsto dalla legge) arrivato solo a fine ottobre 2010. Un decreto da ridere – dice – perche’ questi 150 milioni in tre anni sono stati talmente svuotati da tutte le cautele, al punto che il coefficiente di concessione dell’indennizzo si e’ svuotato talmente da ridursi allo 0,30 e arrivare a una cifra ridicola”. Ovvero ciascuno prende meta’ del valore nominale del bene perduto.
Insomma “siamo pronti a lasciare il 50% ma aspettiamo un equo risarcimento dopo 41 anni”, dice ancora Giovanna Ortu. Una questione, quella dei risarcimenti, importante per l’Associazione ma “che oggi – aggiunge – passa in secondo piano di fronte al desiderio di vedere questo paese, al quale siamo tanto legati, avviato verso una effettiva democrazia, soprattutto per i libici che hanno condotto una vita misera e difficile pur vivendo in una paese ricco”.
Anche se, rispetto a un esito immediato della crisi libica, “resto scettica – ribadisce – perche’ i giochi sono ancora tutti aperti”. In particolare – prosegue – “non so come possa avvenire la pacificazione interna fra i post-gheddafiani, cioe’ coloro che si sono arresi soltanto adesso, e chi invece da tempo aveva un atteggiamento critico e si era arreso subito dopo i moti del 17 febbraio”, conclude.