Mentre Prodi cercava in ogni modo di convincere i partners europei sull’affidalbilità di Gheddafi e lo attendeva a Bruxelles a braccia aperte, D’Alema lo abbracciava per davvero al Cairo appena qualche ora prima del voltafaccia. Quale era il ‘ritorno” che D’Alema e Prodi si attendevano dalle loro frequenti entusiastiche esternazioni nei confronti del leader libico? “A voler essere indulgenti hanno peccato d’ingenuità – afferma decisa Giovanna Ortu, Presidente dell’AIRL-, è evidente che non si può non trattare con la Libia, ma bisogna imparare a farlo”. Conoscendo psicologicamente l’interlocutore lo si può affrontare sul suo stesso terreno senza pensare che una melliflua accondiscendenza paghi più di una dignitosa trattativa. A questa accondiscendenza è dovuto il fatto che il problema del risarcimento per i beni italiani confiscati da Gheddafi nel ’70 non è entrato nel contenzioso bilaterale al momento dell’accordo italo-libico del luglio 1998. Per la preoccupazione di non turbare l’idillio economico in corso non è stata neppure pretesa l’attuazione del solo punto dell’accordo che riguardava gli italiani espulsi da Gheddafi nel 1970 per “colpe del governo italiano nel periodo coloniale”: la possibilità di ritornare da turisti in Libia che è loro interdetta da trent’anni. “» stato molto amaro – prosegue Giovanna Ortu – constatare che, in quasi due anni di rapporti continui con la Libia, il Presidente del Consiglio si sia ostinatamente rifiutato di riceverci e di rispondere alle nostre istanze volte a trovare, almeno in sede interna, una dignitosa composizione del contenzioso che ci riguarda. Comunque indipendentemente dallo strascico che il discorso di Gheddafi avrà sui suoi rapporti con I’Italia non è consigliabile che egli vi metta piede finchè a noi non sarà consentito il libero ingresso in Libia alla pari dei nostri connazionali”. “Vorrei ricordare a D’Alema che un suo predecessore, Giulio Andreotti, – ha concluso la Ortu – pur convinto sostenitore della necessità di voltare pagina con la Libia, non ha mai dimenticato in ogni trattativa con il leader libico, di porre sul tappeto la rivendicazione dei beni italiani confiscati e la riparazione di 5 milioni di sterline corrisposta dall’Italia alla Libia con il trattato bilaterale del 1956”.
A.I.R.L. – Roma, 4 aprile 2000.