Comunicato stampa del 12 giugno 2010
Il Presidente del Consiglio italiano si è subito reso disponibile a volare a Tripoli per prendere in consegna il cittadino svizzero fino ad ora trattenuto nelle carceri libiche e riportarlo nel suo Paese in cambio di chissà quali contropartite del governo Elvetico in favore dell’Italia, in emulazione del viaggio compiuto da Cecilia Sarkozy per strappare alla pena capitale le infermiere bulgare.
“E’ una vicenda che trascende le nostre povere cose – commenta Giovanna Ortu, Presidente dell’Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia – e sarà certamente occasione di un nuovo scambio di effusioni e cortesie tra Berlusconi e Gheddafi, in vista della nuova visita del leader libico in Italia il prossimo 30 agosto, per il secondo anniversario della firma del Trattato che ci auguriamo possa essere meno folcloristica della precedente”
I rimpatriati sono sempre più offesi dall’atteggiamento del Governo e chiedono al Presidente del Consiglio di fare in modo che il Ministro Tremonti, a sedici mesi di distanza firmi il decreto attuativo che consente la liquidazione del modestissimo indennizzo per i beni confiscati previsto dalla legge di ratifica del Trattato italo-libico.
La Libia ha già ricevuto e le prime rate del suo maxi risarcimento e il regalo delle motovedette per il pattugliamento delle coste e il permesso di soggiorno in Italia per mille lavoratori autonomi libici in deroga ai flussi migratori mentre chi ha perso quarant’anni fa beni e risparmi, case e cose, non riesce nemmeno ad ottenere l’applicazione di una norma che consente un indennizzo men che simbolico in quanto calcolato ai valori del 1970.
Questo l’appello di Giovanna Ortu: “Nel centenario dell’Unità d’Italia e nel quarantennale del nostro rimpatrio chiediamo a tutte le Istituzioni un segnale definitivo di considerazione e di riscatto. Al Presidente della Repubblica – pur rispettosi dell’ambito delle sue prerogative – vorremmo chiedere di adoperarsi affinché la nostra, come tutte le leggi di uno Stato di diritto, trovi finalmente applicazione. Infine, ai moltissimi Parlamentari che si sono battuti affinché il nostro simbolico indennizzo fosse inserito nel Trattato, diciamo di seguitare a lottare per noi”.