Comunicato stampa del 25 maggio 2010

Una rappresentanza dei Rimpatriati dalla Libia manifesterà domani mattina, mercoledì, davanti al Ministero dell’Economia ed il giorno successivo, giovedì, davanti alla Camera dei Deputati.

Nel momento in cui il Governo vara una manovra che comporta duri sacrifici per tutti, i Rimpatriati, che già tanto hanno dato al loro Paese, sono pronti a fare la loro parte ed hanno fiducia nell’opera del Ministro Tremonti per salvare l’euro e l’Italia.

Tuttavia giudicano inaccettabile la mancata attuazione del provvedimento varato in loro favore dal Parlamento oltre quindici mesi fa, ancor prima dello scoppio della crisi greca.

In occasione della legge di ratifica del Trattato italo-libico firmato nell’agosto 2008, che concede a Gheddafi un risarcimento per danni coloniali di 3 miliardi di euro – dopo l’acconto versato dai Rimpatriati che nel 1970 hanno subito una confisca di beni, rivalutati ad oggi, pari ad una cifra grossomodo della stessa entità –, grazie all’intervento plebiscitario di tutti i Deputati e Senatori è stato inserito un articolo (art. 4 legge 7/09) che stanzia 150 milioni di euro per un indennizzo simbolico pari al 5% del credito vantato dagli italiani di Libia o al 10%, tenendo conto del modesto acconto percepito negli anni passati.

L’attuazione di tale articolo era demandata ad un decreto del Ministero dell’Economia il quale, con grande ritardo, ha inviato alle Camere uno schema di provvedimento ingiustificatamente penalizzante, tale da far diminuire ulteriormente la già miserrima percentuale. Dopo il previsto parere favorevole delle Camere il decreto è tornato al Ministero e, a quattro mesi di distanza, non si riesce a sapere perché non è stato ancora stato firmato.

A quarant’anni dalla confisca e dall’espulsione, per i Rimpatriati è inaccettabile ricevere questa ulteriore umiliazione dalle Istituzioni, soprattutto se rapportata alla pronta attuazione di ogni parte del Trattato relativa alle richieste libiche, conclusasi con l’imbarazzante baciamano a Gheddafi da parte del nostro Presidente del Consiglio, dal quale invece i Rimpatriati attendono ancora un piccolo segno di considerazione.