Comunicato stampa del 30 agosto 2008
“Avrà Berlusconi, di ritorno da Bengasi, un sussulto di dignità, di umanità e di rispetto riuscendo a dare una risposta personale ai ventimila cittadini italiani che fino ad ora hanno invano reclamato un idoneo stanziamento da parte del loro Governo a chiusura del contenzioso per i beni confiscati da Gheddafi in violazione di un accordo internazionale? (valore ad oggi 3 miliardi di euro). “
Lo chiedono increduli e sdegnati i superstiti e gli eredi della ex collettività italiana di Tripoli ai rappresentanti dell’Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia che da trentotto anni si batte per ottenere quella legge definitiva sempre negata “per mancanza di fondi”.
“Berlusconi ci ha dimostrato che, quando si vuole o meglio quando si è costretti tutto è possibile, anche far saltare fuori dalle poste di un bilancio critico come il nostro cifre enormi…. – ha dichiarato Giovanna Ortu presidente dell’Associazione – ma bisogna trovare in contemporanea il coraggio di dare riscontro a chi ha pagato, per conto del Governo italiano, il più pesante degli acconti ed è in credito da quasi quarant’anni.”
Questo cinismo da parte di tutti gli esponenti di centro-destra, dopo le tante lusinghe e promesse durante i lunghi anni in cui erano all’opposizione, non ce lo saremmo mai aspettato!
E pensare che il Ministro degli Esteri, attraverso l’ambasciatore italiano a Tripoli, ha addirittura osato chiedere all’Associazione (che sopravvive faticosamente con le quote annuali di 35 euro versate dagli associati) di assumersi l’onere della manutenzione (35.000 euro annuali) del Cimitero italiano di Tripoli lasciato per oltre trant’anni nel più totale degrado e faticosamente restaurato su iniziativa dell’AIRL.
Del resto di offese ne abbiamo ricevute anche altre: molti dei nostri lavoratori sono morti senza la pensione poichè erano state confiscate anche quelle, mentre come abbiamo letto sul Sole 24 Ore, l’Italia sarebbe ora costretta ad indennizzare i discendenti dei libici che quasi un secolo fa hanno militato nell’esercito italiano.
“Giustizia dove sei?” ha concluso amaramente Giovanna Ortu.