Comunicato stampa del 21 agosto 2006

I rimpatriati dalla Libia hanno accolto con favore le dichiarazioni di fermezza del nostro Governo (ministri Amato e Bianchi) a non voler più mercanteggiare con la Libia quantità e modalità delle pretese riparazioni in cambio dell’arresto del flusso dei clandestini, la cui miserevole condizione merita ben altro rispetto.

Se si vuole davvero voltare pagina una volta per tutte, dopo tanti maldestri tentativi di firmare protocolli poco dignitosi, intese fumose o impegni troppo onerosi, bisogna affrontare la questione con la serenità e la concretezza che richiede il lungo lasso di tempo intercorso fra i fatti dei quali siamo chiamati a rispondere e la situazione odierna.

“E’ stata persa una grande occasione quando abbiamo fornito a Gheddafi la chiave per essere ammesso a pieno titolo a dialogare con le grandi potenze occidentali senza contemporaneamente sistemare tutto il nostro contenzioso con la Jamahirya. – così afferma Giovanna Ortu , Presidente dell’ AIRL – Il primo grande gesto verso quel Paese, a compensazione di presunte colpe del precedente Governo fascista, lo hanno fatto proprio tutti i membri della collettività italiana là residente, costretti a restituire al popolo libico case, cose e ricordi, per trovare in Patria scarsa solidarietà umana e nessun riconoscimento a fronte di un preciso diritto. Se questo al Colonnello non è bastato, toccava all’Italia definire con fermezza e con sollecitudine tutti gli aspetti del contenzioso aperto (che comprende anche i crediti vantati dalle aziende italiane per commesse eseguite negli anni Ottanta) anziché imbarcarsi sulla strada senza uscita di un cedimento progressivo a richieste via via più ricattatorie”