Comunicato stampa del 20 marzo 2006

A nome dei Rimpatriati dalla Libia che rappresento, ho deciso di rivolgermi al Presidente del Consiglio che guiderà l’Italia nella prossima legislatura per chiedere precise garanzie su modi e tempi con i quali verrà affrontata e definita la questione relativa agli indennizzi per i beni italiani confiscati da Gheddafi nel 1970.

L’accordo del 1998 tra la Jamahiria libica e il Governo Prodi, che ha regolato ogni aspetto del contenzioso, non tocca l’argomento del risarcimento a noi dovuto per i beni perduti. Rinunciando definitivamente a richiederlo alla controparte libica, è evidente che il Governo italiano si è assunto l’onere di provvedere direttamente al risarcimento dopo gli acconti corrisposti negli anni passati.

Tuttavia durante i cinque anni di governo Berlusconi – a fronte delle ripetute rassicurazioni in merito – non vi è stato alcuno stanziamento per un provvedimento a nostro favore. Al contrario è stata presa in considerazione la richiesta libica di indennizzo per i “danni coloniali”, ad integrazione di quanto già percepito, prima con l’accordo del 1956 e poi con l’esproprio del ’70.

Chiediamo al futuro Capo di Governo: considera il nostro un vero e proprio credito nei confronti dell’Italia che non ci ha tutelato al momento della confisca, ricorrendo all’arbitrato previsto dall’accordo del 1956 e che in seguito, nel contenzioso economico con il Colonnello Gheddafi, ha intenzionalmente omesso di porre sul piatto della bilancia il valore dei nostri beni espropriati?

L’evidenza del nostro credito risulta dal messaggio di Gheddafi portato al congresso AIRL 2004 dal suo inviato ambasciatore Abdulati Alobidi: «Il fratello leader ritiene che quanto patito dal popolo libico, in termini di uccisioni, deportazioni, torture ed usurpazioni di propri beni e terre non sia stato per vostra colpa. Si trattò di responsabilità dei governi coloniali e delle politiche espansionistiche che avevano coinvolto le popolazioni in questi problemi».

La recente tensione nei rapporti bilaterali, materializzatasi nei disordini di Bengasi e nel minaccioso discorso del Colonnello, hanno indotto il Consiglio dei Ministri a decidere di accogliere con misure significative le pretese libiche, in ciò trovando consenziente anche l’opposizione.

Tali intendimenti sono stati favorevolmente accolti anche da noi, da sempre favorevoli ad ogni iniziativa che possa portare ad una normalizzazione dei rapporti, purché non lesiva dei nostri diritti. Lo stesso Gheddafi, nell’intervista trasmessa oggi da Sky, ha indicato nel Governo italiano il responsabile del nostro risarcimento.

Attendiamo pertanto una sollecita risposta dall’On. Berlusconi e dall’On. Prodi: il Governo presieduto dal vincitore della prossima competizione elettorale si impegna a far fronte agli oneri connessi ad un provvedimento definitivo che attendiamo da 36 anni, dopo aver ricevuto acconti tardivi, parziali e provvisori?

In attesa di riscontro porgo i più cordiali saluti

                                                                                                          Giovanna Ortu

Puoi scaricare la risposta inviata dall’On. Prodi:

La risposta dell’On. Prodi