Comunicato stampa del 5 aprile 2005
“Adolfo Urso, in visita a Tripoli domani e dopodomani con centinaia di imprese italiane, cercherà negli <affari> con la Jamahiria una consolazione alla bruciante sconfitta elettorale del suo partito e della coalizione di centro-destra”. Così commenta -a nome dei rimpatriati dalla Libia- Giovanna Ortu presidente dell’Associazione, ironicamente augurando <buon viaggio> al Viceministro delle Attività Produttive.
“La nostra politica con la Libia seguita ad essere ambigua e, per rincorrere le opportunità del momento, mette a repentaglio la credibilità e la dignità del nostro Paese. – prosegue la Ortu – È di ieri la notizia che le autorità libiche, nella totale indifferenza della nostra Ambasciata a Tripoli, della Farnesina e del sottosegretario Mantica, si sono rimangiati la decisione in merito al rilascio dei visti turistici per coloro che sono nati in Libia, decisione platealmente annunciata da Berlusconi e Gheddafi lo scorso 7 ottobre in occasione della <giornata dell’amicizia> che doveva prendere il posto della <giornata della vendetta>. Infatti dal 1° aprile al Consolato libico di Roma è affisso in bacheca un annuncio che subordina la concessione dei visti per quanti sono nati a Tripoli alla condizione che abbiano superato i 65 anni di età”.
“Si tratta di un pesce d’aprile? – si chiede G. Ortu- E’ difficile spiegare altrimenti il motivo di una inversione di rotta contraria alla logica, al diritto, agli impegni solennemente presi, specie dopo il caloroso messaggio di Gheddafi al congresso dell’AIRL e le proposte di collaborazione rivolte dalle autorità libiche alla delegazione dell’Associazione che si è recata a Tripoli lo scorso novembre”.
“Questo governo si è comportato con noi come nessuno mai aveva osato fare – scrive la Ortu in una lettera di protesta indirizzata a Gianfranco Fini (alle ore 14.45 di ieri ad urne ancora chiuse) – per quattro anni ci ha illuso promettendoci uno stanziamento nella finanziaria per gli indennizzi, ci ha beffato con la farsa dei visti senza considerazione alcuna per la nostra dignità e i nostri sentimenti; persino per il restauro del cimitero di Tripoli non sono stati resi disponibili, nemmeno in parte, i fondi necessari ( quattro milioni di euro). Non mi consola pensare che le elezioni politiche sono vicine e che potremo lì concretizzare la nostra protesta.”