Comunicato del 6 ottobre 2004 

La quarta visita di Berlusconi al colonnello Gheddafi prevista per domani è un caso unico nelle relazioni diplomatiche mondiali. Primo, perché nessun leader di governo ha mai accettato di andare per quattro volte in visita in un altro Paese senza alcun gesto di reciprocità. Secondo, perché a tutti gli accordi finora proclamati da parte italiana per risolvere l’inaudito contenzioso tra i due Paesi –caso unico tra uno Stato europeo e uno Stato arabo- sono seguite clamorose sconfessioni degli stessi accordi da parte libica. La sceneggiata del ponte aereo per rimandare i clandestini, ostentata dal ministro dell’interno Pisanu, è stata infatti bloccata da una telefonata di Gheddafi a Berlusconi. Ed ecco perché il nostro Presidente del consiglio è costretto di nuovo a correre sotto la tenda del leader libico, cogliendo come pretesto l’inaugurazione del gasdotto Libia-Sicilia. Ma il fatto più clamoroso è che il capo del nostro governo abbia scelto proprio la giornata di domani, 7 ottobre, ossia la data nella quale Gheddafi ha sempre celebrato il suo “giorno della vendetta” contro l’Italia , per ricordare la cacciata dei 20 mila italiani nati e residenti di Libia. Gli stessi italiani espropriati nel 1970 dei loro beni ai quali il governo ha rifiutato in questi stessi giorni l’atto di risarcimento promesso, in dolorosa coerenza con una linea di auto mortificazione della dignità nazionale.