Repubblica.it – 15 Novembre 2013

TRIPOLI – Dopo gli scontri, i più violenti da mesi, che hanno causato almeno 27 morti e centinaia di feriti oggi a Tripoli, il primo ministro Ali Zeidan ha lanciato un ultimatum “a tutte le milizie armate”, ancora attive in città, intimando loro di “lasciare” immediatamente e “senza alcuna eccezione” la capitale libica. La tensione è alta nella capitale. Secondo fonti dell’Agenzia stampa Ansa “l’aeroporto di Tripoli è stato momentaneamente chiuso”,  ma “i voli della giornata di domani sarebbero tuttavia ancora programmati”. La capitale libica è ripiombata oggi nel caos dopo che una manifestazione pacifica contro le scorribande di gruppo di miliziani di Misurata, che spadroneggia in un quartiere della città,  è degenerata in violentissimi scontri. Sono tra i più sanguinosi dalla caduta di Muammar Gheddafi nel 2010. Con almeno 13 i morti e 114 i feriti, tra cui alcuni bambini, secondo quanto ha riferito l’agenzia di stampa Lana. Un bilancio destinato ad aumentare. Il premier Zeidan, ‘arrestato’ illegalmente alcune settimane fa da miliziani e trattenuto per diverse ore, ha ordinato stasera a tutte le milizie armate a lasciare Tripoli, senza eccezione alcuna, definendo la situazione “pericolosa”. Ma non é chiaro quale effetto concreto questo ordine potrà sortire. Le violenze sono esplose nel quartiere di Ghargur, davanti alla sede della milizia di Misurata, dopo che un centinaio di persone si erano radunate pacificamente in un corteo di protesta davanti all’edificio. Per tutta risposta i miliziani che hanno aperto il fuoco sulla folla. In un primo momento hanno sparato in aria, poi hanno puntato ad altezza uomo e mietendo le prime vittime. La situazione è degenerata. Fonti Reuters hanno riferito di avere visto persino un cannone anti-aereo sparare sulla gente che urlava: “non vogliamo le milizie armate!”. Immediata la reazione dei dimostranti che hanno ripiegato, fuggendo. Poco più tardi alcuni sono tuttavia tornati indietro, ma questa volta armati, e per ritorsione hanno tentato di assaltare la sede dei ribelli e di darle fuoco. Sul posto sono giunti decine di carri armati dell’esercito e polizia che hanno cercato di separare i due gruppi, transennando l’area. I miliziani Ghargur, da parte loro, sostengono per bocca del leader Taher Basha Agha di “essere stati attaccati per primi e d’aver reagito per difesa”. La situazione negli ospedali, dove continuano ad giungere i feriti, è allarmante, ha riferito intanto il ministero della Salute, che al momento non è in grado di distinguere le persone uccise dai miliziani, da quelle morte nell’attacco al loro quartier generale. Testimoni raccontano di scene da guerriglia urbana con sparatorie, esplosioni e fuggi-fuggi generale. Sul luogo dei tafferugli sono stati visti volare aerei militari, mentre per le strade è un via-vai di ambulanze. La manifestazione di oggi era stata indetta nei giorni scorsi per chiedere al governo di attuare la legge 27 che prevede che i miliziani, considerati ‘eroi della rivoluzione’ nel 2011, quando venne rovesciato il regime di Gheddafi, siano integrati nell’esercito regolare oppure che le loro unità vengano smantellate. La capitale è stata del resto la settimana scorsa teatro di scontri armati pesanti tra milizie rivali. E i combattimenti hanno provocato la morte di tre persone e almeno 29 feriti oltre a ingenti danni materiali. La situazione della sicurezza in Libia è ad alto rischio non solo a Tripoli. Da giorni la protesta dei berberi blocca infatti la distribuzione di gas e petrolio dall’impianto di Mellitah, gestito dall’Eni e dalla compagnia petrolifera nazionale libica (Noc). Una protesta che sta mettendo a rischio la produzione di corrente elettrica in tutta la parte occidentale del Paese. Intanto il dipartimento di stato americano ha offerto 10 milioni di dollari come ricompensa a chi fornirà alle autorità informazioni per riuscire a identificare gli autori dell’attentato alla sede consolare Usa di BengasiL’attacco è avvenuto l’11 settembre 2012 provocando la morte di quattro cittadini americani tra cui l’ambasciatore americano nel paese, John Christopher Stevens che si trovava in visita nella città.

Redazione Online