Corriere della Sera – 13 Settembre 2013

Storie di italiani, gente comu­ne che ha gioito e sofferto, su­bendo i capricci e le crudeltà della storia. Si potrebbe dire: una storia collettiva degli italiani me­no illustri, quelli che di solito non hanno la possibilità di consegnare le proprie parole alla memoria di tut­ti. E questo il gigantesco patrimonio lasciato da Saverio Tutino con la fon­dazione, nel1984 a Pieve Santo Stefa­no, dell’Archivio dei Diari che anco­ra oggi si alimenta di materiali di pregio notevole. Una specie di spe­culum di ciò che eravamo e di ciò che siamo. Da oggi a domenica 15, Pieve (in provincia di Arezzo) cele­bra il Premio annuale, consegnando un riconoscimento, tra gli altri, a Vi­nicio Cappossela e a Francesca Bor­ri, giornalista freelance la cui attività si svolge tra Siria e Palestina. Saran­no tre giornate intense di appunta­menti, il cui programma e consulta­bile nel sito www.premiopieve.it.

Domenica verrà assegnato il riconoscimento maggiore, con la scelta del vincitore tra gli otto racconti au­tobiografici selezionati quest’anno. Storie tra loro diversissime. Adriano Andreotti (1907-1970) narra il tren­tennio vissuto in Libia fino al 1967, quando fa ritorno nel suo paese vici­no a Pistoia: sotto la suggestione del­la propaganda fascista e spinto dalla necessità, Andreotti emigra con la speranza di assicurare un futuro alla propria famiglia, ma la realtà di quel­la terra arida e ben diversa e vi trove­rà desolazione e abbandono, una po­vertà che si replica per tanti italiani arrivati pieni di illusioni. Va da sé che il ritorno sarà un non ritrovarsi, come accade a molti emigranti.

[…]. Bisogna coltivare la memoria perche la storia cessi di ripetersi.

Paolo Di Stefano