L’Espresso – 19 Luglio 2012

Uno schiaffo a chi si è opposto all’intervento Nato in Libia giudicandolo inutile o controproducente.

Se verranno confermati i risultati parziali dello spoglio, la vittoria della coalizione liberale sugli islamisti nelle prime elezioni libere in Libia è la conferma che dopo Gheddafi si aprono interessanti prospettive democratiche per il Paese.

A differenza che in Tunisia e in Egitto, dove i regimi avevano comunque permesso alle formazioni religiose di consolidarsi e

fare proselitismo se non in politica almeno nel sociale, in Libia islamisti e liberali partivano ad armi praticamente pari: Gheddafi

aveva bandito qualsiasi forma di associazionismo che non prevedesse la venerazione della sua persona. I libici, tranne una manciata di uomini tra cui il leader della grande coalizione liberale Mahmoud Gibril, ex primo ministro del governo di transizione ed ex collaboratore di Gheddafi passato dalla prima ora dalla parte della rivoluzione, sono politicamente analfabeti.

Le istituzioni sono da costruire da zero. Proprio per questo l’entusiasmo è stato altissimo, nella diffusa certezza che le risorse petrolifere potranno garantire il benessere ad una popolazione di soli 6 milioni e mezzo di abitanti. E non c’è mai stato un vero problema religioso: la gente è per la stragrande maggioranza molto conservatrice.

Non solo non vede negli islamisti l’unica possibilità di riscatto, ma dopo oltre quarant’anni di isolamento dal mondo, è impaziente di spalancare le porte a turisti e investitori. E poi diffida di un’influenza indebita – religiosa ed economica – sia di Stati come il Qatar sia di gruppi jihadisti.

La strada che la Libia ha davanti sarà lunga e complicata: le milizie di Misurata e Zintane non sono state ancora ricondotte all’interno di un esercito e un corpo di polizia nazionali, le tendenze separatiste della Cirenaica sono lontane dall’essere sopite, e, soprattutto, non è ancora chiaro come verranno spartiti i proventi del petrolio.

Ma la Libia è la dimostrazione più evidente che la Primavera araba non è morta. È solo agli albori.

Federica Bianchi