L’eco di Bergamo – 23 Ottobre 2011

Gentile direttore, sono un tripolino, italiano figlio di emigranti italiani, sono nato a Tripoli nel 1940, sono stato espulso dalla Libia dal Colonnello Gheddafi, ora destituito e defunto. Sono trascorsi 42 anni di ricordi e non nego la nostalgia per quella terra da cui fui cacciato in maniera violenta ed ingiusta: ho detto ingiusta perché non ero un emigrante abusivo irregolare, avevo sì un passaporto verde italiano ma anche un permesso di residenza a vita.

Quando nel 1970 con altre 15 famiglie giungemmo qui a Bergamo, fummo accolti dal viceprefetto, spero di ricordare bene il nome, Dr. Girladi, persona dabbene che ci accolse con buone parole di solidarietà che valsero più di moneta contante, ci disse «Benvenuti in Italia, a Bergamo, non temete noi vi aiuteremo, sappiamo che siete buoni e onesti professionisti e operai incensurati, per noi queste sono garanzie e delle migliori».

Ci istruì sulle leggi e norme italiane vigenti, documenti ecc. insomma con una pacca sulla spalla ci esortò a riprenderci e dimenticare il passato: effettivamente eravamo un po’ stralunati. Ospitati alla casa di riposo del Gleno per 30 giorni, il suo giornale mandò un intervistatore che ci fotografò. Riconosco che questa città, questa gente un po’ chiusa e brontolona, dimostrò grande simpatia verso di noi, come continua a fare anche con altri.

Tutta questa storia per giungere a dirle signor direttore che in questi mesi stiamo vivendo la tragedia della Libia, la guerra, le devastazioni, i morti, noi tripolini, chi più chi meno soffrendo per quella povera gente, cui il petrolio non ha portato fortuna ma è stato causa di immensa tragedia che si è conclusa con la morte del dittatore Gheddafi: personalmente non mi è piaciuto quel che ho visto, scene raccapriccianti su un povero cadavere. Sì, era un feroce tiranno ma dove sta la pietà? Incontro amici che mi chiedono: «sei contento? Non brindi alla morte di chi ti ha fatto del male, che ti ha depredato?».

A differenza di altri vedendo scene così forti ho avuto nausea e pietà e voglia il Cielo che termini resto e bene, le assicuro che sono popoli giovani, sono sempre stati dominati, da spagnoli, turchi, italiani e la libertà così facile accompagnata da immensa ricchezza da alla testa creando grossi guai.

Auguro che la pace torni in Libia e a Tripoli, la terra dove nacqui e vissi la mia giovinezza. Naturalmente questi sono i miei sentimenti di uomo e di cristiano. La ringrazio di cuore e cordialmente la saluto.

Carlo Carta