La Repubblica – 21 Ottobre 2011

«Siamo pieni di gioia, è la fine di un’era». Giovanna Ortu, presidente dell’Associazione degli italiani rimpatriati dalla Libia, ha la voce roca per la commozione: «Io amo quel popolo quasi quanto il mio».

È un giorno di felicità?

«È di sicuro la svolta. Sono stata sommersa di chiamate degli associati. Vogliono tutti brindare insieme, uno mi ha annunciato che sarebbe andato a versare dello champagne pregiato sulla tomba del padre per brindare con lui: lo conservava apposta da anni».

Contenti anche per l’uccisione di Gheddafi?

«No. L’ultimo atto poteva essere di generosità: sarebbe stato meglio processarlo. Infatti c’è felicità ma anche avvilimento, va detto, amarezza per questo popolo vissuto nell’arretratezza più totale. Ma con quanto coraggio hanno lottato, quanto è stato forte il desiderio di liberarsi dal giogo».

Avete dei progetti per la nuova Libia?

«Siamo stati a Bengasi in settembre, chiedono aiuto per insegnare l’italiano nelle scuole, restaurare gli edifici italiani anni Trenta e bonificare un bel lago ridotto a una discarica. Sono certa che ora si “ubriacheranno” di democrazia: sono un popolo poco numeroso, ricco e giovane, possono costruire molto».

Alessandra Baduel