La Repubblica – 9 Ottobre 2011

La Storia, raccontata a parti invertite: così il giudizio sul colonialismo italiano è diventato durante la visita a Tripoli del ministro La Russa argomento di discussione, con le avventure imperialiste del Ventennio rilette attraverso una lente un po’ insolita. Per Ignazio La Russa quello della Libia italiana era «un contesto culturale oggi considerato negativo. Giustamente» (con quest’ultima parola pronunciata quasi come un sussurro).

Per Mustafà Abbdel Jalil, presidente del Consiglio nazionale transitorio, invece, il dominio fascista corrisponde a ricordi positivi: «Un periodo in cui si cercava lo sviluppo, in cui c’era giustizia, i processi erano equi, diversamente che sotto Gheddafi». Quello del padrone di casa è stato un omaggio aperto all’ospite e alleato, anche a costo di valutazioni storicamente non troppo rigorose, magari a rischio di far arrabbiare gli eredi di Omar Al Mukhtar, il leader della resistenza anti-italiana in Cirenaica fatto giustiziare dai fascisti.

La visita in Libia del ministro della Difesa è stata un balletto di complimenti e sorrisi, bambini con bandierine tricolori,

inni patriottici, slogan di ringraziamento e annunci del prossimo ricovero in Italia dei feriti più gravi, «ma senza

distinzione fra ribelli o lealisti». Se gli scolaretti libici ripetevano: «Molti grazi Italia», La Russa univa la sua vociona

al coro di “Allahu Akbar”.

Insomma, come dice il ministro «non c’è nessun astio» verso l’Italia. E oltre alle rassicurazioni diplomatiche, ci sono prosaiche garanzie che «gli accordi economici stipulati con il vecchio regime verranno rispettati» anche dal governo del Cnt, quando si insedierà. Tutt’al più, dice Jalil, «si rivedranno i prezzi sulla base delle quotazioni sui mercati internazionali». Restano in piedi anche i discussi accordi sul controllo dell’immigrazione («ma con il massimo rispetto dei diritti umani», garantiscono a Tripoli), e questo vale anche per la fornitura di radar per la sorveglianza delle frontiere da parte dell’azienda Selex del gruppo Finmeccanica.

Quando il nuovo governo sarà pronto, non è chiaro: ieri il presidente libico ha rinnovato le assicurazioni generiche,

secondo cui «nei prossimi giorni partirà il periodo di un mese indicato per formare il nuovo gabinetto».

Neanche sugli aspetti militari ci sono certezze: a Sirte si combatte, «ci sono i cecchini sui tetti, abbiamo avuto 15 martiri e 180 feriti nelle ultime 24 ore, servono aiuti internazionali», ma è questione ormai di poco. Ovviamente «fino a quando Gheddafi resterà libero, sarà un pericolo per la Libia e per il mondo», dice il leader del Cnt, subito rassicurato dal ministro britannico Liam Fox che «l’azione Nato continuerà fino a che la leadership del vecchio regime non sarà più una minaccia».

Giampaolo Cadalanu