AGI – 2 Settembre 2011

Partecipare alla “rifondazione sociale e civile” della nuova Libia: e’ questa l’aspirazione dell’Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia (Airl), dopo la presa di Tripoli e con il regime di Muammar Gheddafi ormai agli sgoccioli. “C’e’ molta aspettativa nella comunita’ dei rimpatriati, alcuni sognano di tornare in Libia, molti altri vorrebbero andare li’ per dare una mano al popolo libico nella ricostruzione”, spiega all’Agi la presidente dell’associazione, Giovanna Ortu. Nel 1970 il Colonnello espulse dal Paese circa 20mila italiani. Oggi ancora “2mila famiglie sono regolarmente iscritte all’Airl e altrettante gravitano intorno alla nostra organizzazione”, riferisce Ortu. “E almeno un 20-30 per cento di queste persone spera di poter riattivare i rapporti con la Libia, dando un contributo alla sua rifondazione. Naturalmente non ci vogliamo imporre, e’ soltanto un desiderio, un’aspirazione che ci auguriamo possano essere accolti dai nuovi leader, soprattutto se si considera che la nuova Libia ha ora bisogno di molte cose per rimettersi in moto”.

Proprio ieri una rappresentanza dell’Airl si e’ riunita a Ostia con Hashem Senoussi, uno dei nipoti di re Idris, deposto da Gheddafi nel 1969. “Abbiamo festeggiato il crollo del regime e abbiamo osservato un minuto di silenzio per i martiri”, ha raccontato Ortu. L’Associazione ha invece convocato la propria Assemblea generale nazionale per il 29 e 30 ottobre prossimi, presso la Pontificia Universita’ Lateranense a Roma.

All’appuntamento, ha precisato la presidente, verra’ invitato anche un rappresentante del Consiglio nazionale Transitorio degli insorti libici.