La Stampa – 17 Giugno 2011

La cricca di Muammar Gheddafi deve farsi da parte, consegnan­dosi al popolo libico. E invece prende tempo, pensa di essere più intelligente degli altri». L’ambasciatore a Roma, Hafed Gaddur, oggi rappresentante del popolo libico, risponde a stretto giro di posta al figlio del raiss Seif Al Islam. E annuncia che a Roma si terrà dal 25 al 27 giugno un’assemblea nazionale costituente per gettare le basi della nuova Libia.   

Ambasciatore, Seif Al lslam vuole elezioni entro tre mesi e dice che le vincerà…. «È un arrogante presuntuoso che prende in giro il popolo libico. Con tutti i martiri che piange, nel futuro della Libia non c’è spazio peri suoi carnefici, per la famiglia Gheddafi». E dire che la rivolta era nata per chiedere di poter manifestare in modo pacifico per le riforme, come hanno fatto in Tunisia e in Egitto. «Tutti noi abbiamo sottovalutato quello che si muoveva nella società. Dal primo giorno il regime ha pérso legittimità. Se solo avesse accettato le richieste di una nuova Costituzione o della libertà di stampa, forse la situazione sarebbe stata diversa».

Il figlio del raiss dice che i due milio­ni di tripolini e i bengasini sono con loro…

«Dove sono questi due milioni di tripolini? Noi Vediamo in televisione immagini di poche decine di persone che manifestano per il regime. Che mobiliti pure due milioni di persona in piazza, ma la verità è che il regime controlla la città con la forza. E a Tripoli si combatte ogni notte».

Il Consiglio nazionale transitorio avreb­be accettato la condizione di nessun esilio per Gheddafi in cambio ‘del suo pensionamento?

«l familiari dei martiri di Bengasi, Misurata, Adjabia, delle Montagne occidentali, di Zawiah, di Tripoli stessa non potrebbero mai accettare una soluzione del genere. Specialmente oggi che siamo arrivati vicini al traguardo, alla libertà conquistata con il sangue».

Molti, in Italia come negli Stati Uniti, si chiedono se valga ancora la pena com­battere contro Gheddafi.

«Già oggi è nata la Nuova Libia, dove libertà e democrazia sono diventate parole sacre. Mai più un dittatore potrà governare il Paese. Dispiace che qualcuno soffra di mal ‘di pancia. Noi saremo sempre grati a chi ha garantito l’attuazione della risoluzione 1973 dell’Onu proteggendo il popolo libico. Se non ci fossero stati i bombardamenti Nato, quante altre migliaia di morti piangeremmo?» . Qualcuno teme per l’Eni.

«L’Eni gode di grande fiducia e stima da parte della Noc e della Libia. Ha lavorato sempre bene e pertanto sarà sempre la benvoluta dalla Libia e dal suo popolo».       

Ormai è questione di ore: la Corte dell’Aja spiccherà il mandato di cattura per i Gheddafi.«Gheddafi ha: due problemi irrisolvibili: il popolo libico che non è disposto a lasciarlo libero, vivo; e, se andrà all’estero, il mandato di cattura internazionale. Politicamente è finito e il tempo per negoziare è scaduto». Perché avete scelto Roma per la vostra assemblea? E questa a cosa servirà? «L’Italia è un Paese amico. Noi e voi abbiamo voluto un trattato d’amicizia che va ben oltre chi materialmente l’ha sottoscritto, Gheddafi e Berlusconi. D’intesa con il Cnt abbiamo convocato a Roma tutti i rappresentanti della Libia. Si discuterà e si presenteranno e voteranno mozioni su tutti i temi d’attualità: dal petrolio all’economia, dalla riconciliazione alla politica estera; dalla nuova Costituzione alle infrastrutture. Ci saranno,le donne, i sindacati le grandi correnti politiche che troveranno spazio nei partiti che stanno per na­scere. E rappresentanti di città e territori già liberi e quelli da liberare.

Guido Ruotolo