Il Corriere della Sera – 1 Giugno 2011

Il ministro degli Esteri e l`impegno di Eri e Unicredit Frattini vola, a Bengasi e promette soldi e benzina Il sostegno del governo italiano ai ribelli libici DAL NOSTRO INVIATO BENGASI -Nella città scelta da Muammar el Gheddafi per firmare con Silvio Berlusconi il trattato di amicizia italo-libica nel 2009, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha sottoscritto ieri una dichiarazione che innalza il grado di legittimazione internazionale attestato dal nostro Paese ai li bici insorti in febbraio contro il Colonnello. «Il governo italiano riconosce il Consiglio nazionale transitorio quale titolare dell`autorità di governo nei territorio da esso effettivamente controllato», c`è scritto nei due fogli che il titolare della Farnesina ha firmato nell`hotel Tibesti della seconda città della Libia e capitale della rivolta. Un passo ulteriore rispetto alla definizione del Consiglio come < 4 il Frattini da adottata Libia», la rappresentare per legittimo politico interlocutore>

Il governo italiano lo ha accompagnato con due tipi di aiuti: il via a prestiti di soldi e a forniture di carburante a quella che ormai tratta come parte di Libia liberata.

Giornate come ieri confermano che la politica non è una linea retta, si nutre talvolta di paradossi. In base alla dichiarazione congiunta che Frattini ha firmato con il vice primo ministro Abd al Aziz Isawi, l’Italia (che da anni acquista dalla Libia un terzo del proprio fabbisogno energetico) venderà benzina alle autorità di Bengasi, oggi incapaci di raffinare il greggio. Sarà l’Eni, che ha spinto la Farnesina ad aiutare i ribelli per non perdere peso nei giacimenti libici, a fornire carburante per 150 milioni di euro. A guerra finita, il conto sarà pagato in greggio.

Non è l’unico dei paradossi di questa situazione nella quale l’accordo alla faccia del Colonnello è stato raggiunto tra due suoi ex interlocutori privilegiati:

Frattini, che lo indicava in gennaio come esempio di dialogo con i popoli arabi e ieri definiva il suo regime «finito», e al Isawi, il quale fino a febbraio rappresentava la Giamahiria in India da ambasciatore.

A scortare il ministro italiano a Bengasi, ieri mattina, erano gli uomini armati in divisa scura della «Brigata 17 febbraio». Il nome di questa unità dei ribelli deriva sì dalla rivolta del 17 febbraio 2011, ma allora Bengasi si infiammò perché gli antigheddafiani manifestavano in ricordo del 17 febbraio 2006, quando una sommossa contro il Colonnello comportò anche un assalto al Consolato d’Italia.

In altri locali, Frattini ieri ha inaugurato il nuovo consolato, per sicurezza mai riaperto finché Bengasi rimaneva sotto il Colonnello. Un altro passo gradito agli insorti, come i crediti per centinaia di milioni di euro dell’italiana Unicredit permessi dalla dichiarazione.

Il 7,6% della banca, congelato da sanzioni dell’Onu, è libico e garantirà il prestito. «Sei generali hanno defezionato e ci stanno dando a Roma informazioni preziose: a Gheddafi resta il 15-20% della capacità militare», ha detto Frattini. Salutando il Consiglio così: «La prossima volta spero di incontrarvi nella Tripoli liberata».

Il «governo» Il Consiglio nazionale di transizione libico è formato da 31 membri: con gli insorti anche uomini dell`ex regime Leader Il segretario generale è Abdel Jalll, l’ex ministro della Giustizia di Gheddafi: sulla sua testa c`è una taglia di 500 mila dinari libici. Primo ministro è Mahmud Jibril Tre mesi di vita Riunitosi la prima volta a Beida il 24 febbraio e poi trasferitosi a Bengasi, il 5 marzo si è autoproclamato «unico legittimo rappresentante della Repubblica iibica» Riconoscimento La Francia è stata la prima, il 10 marzo, a dare un riconoscimento diplomatico al Cnt. Il 12 marzo l`Europa lo definisce «un interlocutore politico credibile» senza però riconoscerlo come governo, Il riconoscimento dell`Italia arriva il 4 aprile dopo la visita a Roma dell’inviato per l`estero del Cnt` Abd al Aziz Isawi. Ieri la visita di Frattini a Bengasi

Maurizio Caprara