Il Sole 24Ore – 29 Novembre 2010

Per la seconda volta in pochi mesi Silvio Berlusconi avrebbe voluto “blindare” il rapporto di “amicizia e cooperazione” con la Grande Jamahiriya libica offrendo al colonnello Gheddafi la più alta onorificenza della Repubblica italiana, ossia il cavalierato di Gran croce che viene normalmente concesso, su proposta del capo del Governo, ai capi di Stato e di Governo stranieri con i quali il nostro Paese ha rapporti di particolare vicinanza.

Il premier italiano aveva già tentato, ma inutilmente, di consegnare l’onorificenza a Gheddafi il 30 agosto scorso a Roma in occasione dei festeggiamenti per l’anniversario della firma del Trattato di amicizia e cooperazione Italia-Libia. Ma la richiesta avanzata al Quirinale avrebbe incontrato più di qualche difficoltà. Le procedure necessarie alla consegna dell’onorificenza avrebbero richiesto più tempo del necessario. Un “no” formale non sarebbe mai stato messo nero su bianco, ma di sicuro dal Colle un assenso alla richiesta non sarebbe mai arrivato fino al punto da fare pensare a una “frenata” del Quirinale su una proposta giudicata “poco opportuna”.

I tempi di istruzione della pratica non avrebbero neppure consentito a Berlusconi di portare le insegne di “Cavaliere di gran croce” per Gheddafi questa mattina a Tripoli. Nel vertice Unione africana-Ue Berlusconi era oggi l’unico dei premier presenti tra i grandi Paesi Ue (Francia, Germania e Regno Unito erano presenti solo a livello ministeriale). E solo al nostro paese Gheddafi ha riservato parole di apprezzamento per la collaborazione nella lotta all’immigrazione clandestina mentre, ha aggiunto il colonnello, se l’Europa intera vorrà frenare il fenomeno «dovrà versare alla Libia 5 miliardi di dollari».

Gerardo Pelosi